
TARANTO – Tempi costi e modalità su come bloccare l’inquinamento a Taranto. Tutto è inserito nel piano dei custodi giudiaziari, presentato alla Procura di Taranto. Le relazioni relative agli impianti delle aree dello stabilimento Ilva sottoposte a sequestro dal 25 luglio, indicano come attuare il mandato della Magistratura, cioè come interrompere le emissioni inquinamti.
I custodi (Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento) ai quali da martedì scorso si è aggiunto di nuovo anche il Presidente dell’Ilva Bruno Ferrante incontreranno, per esporre il piano stilato, il Procuratore capo della Repubblica di Taranto Franco Sebastio.
I custodi nominati dal Gip Todisco sono stati chiamati a presenatre un pujano che soddisfaccesse a pieno la decisione del Riesame, il quale ha detto che lo spegnimento degli impianti è solo l’ultima possibilità e che la priorità è quella del risanamento finalizzato a tagliare drasticamente le emissioni inquinanti.
Non è stata ancora consegnata la stima dei costi del risanamento. La Procura ha, infatti, chiesto ai custodi di indicare anche la spesa, sottolineando che i relativi costi dovranno essere a carico dell’Ilva che, intanto, ha presentato alla Regione la sua controproposta su come svolgere le attività nei giorni di particolare ventosità.
Tre le richieste fatte dalle parti pubbliche il 6 agosto al tavolo tecnico regionale: ridurre del 10% le operazioni di ripresa dei materiali dal parco minerali, ridimensionare le giacenze di materie prime del 19% in unità di peso rispetto ai valori del 2011, contenere la produzione.
Una controproposta, dice l’azienda, che permetterebbe di raggiungere gli questi risultati mettendo però al riparo gli impianti.
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