Economia

Crisi e controlli, fugge il popolo degli yacht

Fugge il popolo degli yacht dai porti del Salento. Dall’Adriatico allo Jonio, i gestori dei porticcioli turistici concordano: traffico locale sostanzialmente invariato, magari con qualche viaggio in meno e più tempo all’ormeggio. Ma il drastico calo è quello dei transiti, cioè di quelle grandi imbarcazioni, spesso straniere che fanno tappa per un paio di giorni nei porti salentini, portando da bordo a terra denaro fresco e valuta pregiata.

A surclassare il Salento e l’Italia in generale – un pò per la crisi del sistema Italia, un pò assicurano gli operatori, per una rete di controlli fiscali che si è fatta troppo fitta – ci sono altre destinazioni: Grecia e Croazia, come sempre, ma anche nuove mete come Montenegro e Albania.

Il più netto è Tommaso Ricchiuto che con diverse società gestisce 3 dei più importanti porti del Salento: quello di Leuca (700 posti barca), quello di San Foca (500 posti barca) e quello di Brindisi (638 posti barca). Porti diversi, tutti sull’Adriatico, ma accomunati da un crollo – assicura l’imprenditore – dei transiti. Siamo sul  30-40% in meno – assicura l’imprenditore – è facile da misurare in base ai consumi di carburante, che sono letteralmente crollati. Sono pochi i turisti stranieri, mentre le grosse barche italiane sono scappate all’estero (Grecia, Croazia, Francia, Albania) per la paura di controlli e multe. I controlli e le multe, la Finanza in azione per stanare gli evasori: per la maggior parte dei contribuenti onesti è un’ottima cosa, ma – oggettivamente – è vista come il fumo negli occhi da parte dei gestori dei porticcioli, che si rivolgono a quella clientela di super-ricchi che non apprezza che le fiamme gialle indaghino nelle loro tasche.

I controlli sono troppo stringenti, quasi soffocanti  e anche per questo le grandi barche stanno scappando all’estero, dice Rocco Cavallo, amministratore del porto turistico di Campomarino, 300 posti barca sulle acque di Maruggio. C’è stata meno affluenza di persone, con un leggero recupero nelle ultime due settimane – dice Cavallo – ma la tendenza al risparmio rimane: ad esempio i contratti non sono più annuali ma stagionali, quindi, anche le barche locali vengono tirate in secco durante l’inverno.

Soffrono meno – o per niente – il calo, i porti turistici più piccoli: non abbiamo avuto calo, ma anzi più barche – assicura Angelo Marines, che gestisce il porto di Villanova di Ostuni, 250 posti barca: nella ‘città bianca’ – spiega l’imprenditore, non solo non c’è crisi nei transiti, ma anzi qualcosa in più. Traffico e transito stabile anche nel porticciolo turistico di Gallipoli, 150 posti barca: da noi nella ‘Bleu Salento’ – spiega l’amministratore Giuseppe De Pace – non registriamo nessun calo di affluenza rispetto all’anno scorso, anche se occorre aspettare il turismo settembrino per vedere come si conclude la stagione.

A noi però è andata bene, ma credo dipenda anche dai nostri posti barca, tutto sommato limitati. E sì perchè, invece, in generale la stagione portuale della Gallipoli 2012 non è stata brillantissima: lo assicura Vincenzo Barba che rifornendo di carburante tutte le imbarcazioni che entrano nel seno della ‘perla dello Jonio’ ha il polso della situazione. L’anno scorso si è visto qualche yacht di lusso, quest’anno poco e niente – dice l’Onorevole, che poi torna su un tema spinoso per la politica gallipolina come il nuovo porto turistico: che servano più posti barca non c’è dubbio – dice – ma occorre una nuova infrastruttura fatta bene con una soluzione seria.

L’unica eccezione in questo panorama che dall’Adriatico allo Jonio, da Leuca a Campomarino a Ostuni passando da Brindisi e San Foca sembra essere il porto di Otranto, 390 posti barca, il cui smalto resiste anche alla crisi, anche se poi i controlli un effetto l’hanno prodotto: a stagione non conclusa i transiti del 2012 hanno già superato quelli del 2011 – spiega Paolo Forgione, Presidente della ‘Lega navale idruntina’ – anche se poi abbiamo tutti notato un incremento di imbarcazioni che battono bandiera straniera, pur essendo evidentemente italiane. Insomma, la morale sembra quella: in questo 2012 di crisi i super-ricchi la doppia soluzione l’hanno trovata: eden naturali e paradisi fiscali.

 

 

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