BRINDISI – Non sarà eclatante come il caso Ilva di Taranto, non avrà le stesse proporzioni, ma le sorti di Edipower preoccupano e non poco, i sindacati brindisini. E’ nella prospettiva futura e nelle intenzioni della società il nodo da sciogliere.
Dopo l’arrivo della nave carboniera nel porto di Brindisi per la ripresa dell’attività della centrale, intervengono Cgil, Cisl e Uil, precisando come questo aspetto rientrasse nei programmi aziendali, in base all’accordo siglato nel mese di marzo.
Il problema è capire, sottolinea il Segretario generale della Cisl, Corrado De Pascalis, se l’azienda è disposta a effettuare gli investimenti previsti, circa 350 mln di euro per l’ambientalizzazione della centrale così come sta facendo Enel: in base alle prescrizioni Aia, infatti, Edipower dovrà relizzare il parco carbonile e i desolforatori; nel frattempo è autorizzata a produrre a carbone con tasso di zolfo inferiore allo 0,01%.
Ad oggi, il gruppo di società multiservizi composta da A2A di Milano e Iren di Torino, non ha dato risposte precise al territorio; il confronto sul destino di Edipower, in programma a luglio, è stato rinviato a data da destinarsi e adesso cresce la preoccupazione di fronte a un’ipotesi di chiusura.
“Che fine faranno in tal caso i 300 lavoratori?” Si chiede De Pascalis, pronto a rivolgersi nei prossimi giorni al Prefetto di Brindisi per una nuova richiesta di incontro con i vertici aziendali.
Sul fronte degli ambientalisti, la cui posizione in merito a Edipower è la stessa dal 1994, Giorgio Sciarra di ‘Italia Nostra’ si dice d’accordo con la politica, a cominciare dal Pd che dà l’aut-aut: “O la centrale viene trasformata a gas, oppure si chiude”.
di Maria Pia Mazzotta