LECCE – La definisce la ‘tassa sulle bugie elettorali’, quella che il Comune di Lecce starebbe applicando con l’Imu. Con un lungo intervento pubblicato sul sito del Consigliere comunale di ‘Lecce bene comune’ Carlo Salvemini spiega il perchè, ricordando quelle che erano le promesse elettorali del riconfermato Assessore al ramo Attilio Monosi.
In sostanza cosa accadrà. La giunta a Palazzo Carafa ha deciso di ridurre di un punto l’aliquota ordinaria sull’abitazione principale è di portare al 1% quella da applicare su tutto il resto, ossia laboratori artigiani, negozi, edifici commerciali e industriali, banche, assicurazioni, stabilimenti balneari. La decisione di aumentare l’aliquota per queste tipologie dal 0.76% all’1%, infatti, determina una spostamento significativo del carico fiscale verso questa categoria di proprietari, scrive Salvemini, particolarmente diffusa in una società terziarizzata come la nostra.
La decisione della giunta comunale procura un aumento significativo della pressione fiscale complessiva: il gettito proveniente dall’Imu sulla prima casa si riduce a 6 milioni circa, mentre, balza a quasi 29 quella a carico appunto di proprietari i negozi, laboratori aritigiani, magazzini, alberghi ecc. Un ammontare complessivo di oltre 62 milioni di euro (di cui circa 35 incassati dal Comune) che determina un aumento del 24% circa del carico fiscale sostenuto dai leccesi.
Una cifra enorme spiega Salvemini che incalza: “Dietro la quale vi sono i volti e le storie di contribuenti che non sono da considerare agiati o privilegiati: è improprio e fuorviante descrivere benestanti tutti coloro che non rientrano nell’area della prima abitazione. E una attenta politica fiscale dovrebbe saperlo. Magari, conclude, se mettessimo una ‘tassa sulle bugie elettorali’, il conto per i contribuenti sarebbe meno amaro.
di Francesca Pizzolante