SAN CATALDO (LE) – La faccia nascosta di San Cataldo è fin troppo evidente sotto la luce del sole. Inizia dalla spiaggetta nota come ‘la Carmelina’, in feudo di Vernole, il nostro viaggio lungo la marina adriatica. Rifiuti, alghe e lidi pericolanti. Un’indecenza che riguarda esclusivamente le spiagge pubbliche.
La differenza con i lidi privati è fin troppo evidente. E qualcuno ormai allarga le braccia: “Chi è costretto a una gita economica nel fine settimana deve venire qui. E di noi non si cura nessuno”, dice un bagnante. Insomma, sembra un assioma che la spiaggia pubblica, a differenza di quella privata, debba essere automaticamente sporca, anche perché qui non si è provveduto neppure a collocare un bidoncino per i rifiuti. Eppure, il paradosso è che, almeno per questa parte della marina che ricade nel territorio di Vernole, i servizi e la pulizia minima del litorale dovrebbero poter essere garantiti anche dalle entrate cospicue provenienti dalle strisce blu, visto che i parcheggi sono tutti a pagamento.
Poco più in là la situazione peggiora ancora di più, di fronte ai lidi dell’Esercito e della Polizia dismessi da almeno due anni. “E’ davvero negativo che la parte più bella del mare di San Cataldo abbia come frontespizio queste strutture decrepite”, chiosa un altro vacanziero.
Vicino il molo Adriano, invece, per la parte leccese, è la posidonia a rendere l’acqua melmosa e impraticabile. Posidonia che è stata lasciata soltanto su questo tratto di arenile, non anche di fronte ai lidi privati o a quello comunale ‘Salapia’. Eppure, sebbene serva come una sorta di frangiflutti naturale, d’estate potrebbe per lo meno essere asportata, setacciata rispetto alla sabbia per non alterale la morfologia del litorale. Per il momento c’è la proposta di qualcuno, qualche vacanziere rassegnato: “Se proprio volete puliamo noi”.
di Tiziana Colluto