
TARANTO – Gli indennizzi non bastano più. La mitilicoltura è in ginocchio. Gli operatori del settore senza reddito. Di fronte ad una emergenza di portata storica, il comparto chiede di mettere sul piatto azioni risarcitorie e congelamento dei debiti. Come per una calamità.
Ecco perché Comune di Taranto ha deciso di chiedere aiuto a Regione e Stato per venire incontro all’emergenza che ha colpito i mitilicoltori del primo seno del Mar Piccolo. Centinaia di operatori, nell’arco di un mese, dovranno distruggere la loro produzione di cozze inquinata da pcb e diossina. Il Sindaco Ezio Stefàno dopo l’incontro i mitilicoltori danneggiati si è presentato a Bari, nell’Assessorato regionale all’Ambiente, per sondare quali interventi siano possibili.
E un altro incontro il Sindaco di Taranto lo farà nei prossimi giorni col Ministero dell’Ambiente.
Rispetto all’estate scorsa, quando un ingente quantitativo di cozze del Mar Piccolo fu distrutto, perchè egualmente contaminato e il Comune accordò degli indennizzi ai mitilicoltori, stavolta invece, si intenderebbe percorrere la strada dei risarcimenti. «Esistono ormai delle responsabilità precise – ha detto Leonardo Giagrande Presidente di Confcommercio Taranto – e Regione e Stato devono farsene carico. Chi ha prodotto l’inquinamento che ora ci costringe a distruggere le cozze, deve adesso pagare i danni». Ma i mitilicoltori chiedono gran voce anche la presenza di Nichi Vendola a Taranto.
Vogliono che la Regione si impegni spostare da Bari a Taranto il tavolo tecnico che si sta occupando della questione cozze di Taranto, lo stesso tavolo che venerdì scorso, a fronte di analisi che hanno rivelato valori di diossina e pcb superiori alla norma, ha appunto deciso di procedere con la distruzione del prodotto.
Si tratta di circa 20 tonnellate di cozze, valore commerciale 4 milioni di euro, prodotto che nei prossimi giorni doveva essere immesso sul mercato perchè già arrivato a maturazione. L’Asl nelle scorse ore ha diramato l’ordinanza con cui impone la distruzione dei mitili contaminati.
I mitilicoltori chiedono anche un intervento su tutti gli enti previdenziali e contributivi allo scopo di giungere ad una sorta di moratoria per le scadenze di pagamento, stante l’impossibilità della categoria di far fronte a questi obblighi.
Infine i mitilicoltori abusivi – che ora da Mar Piccolo dovranno trasferirsi a Mar Grande – dovranno pagare l’occupazione delle aree sinora utilizzate e a tal fine il Comune di Taranto prenderà contatto con l’amministrazione dello Stato al fine di concordare una soluzione.
di Barbara Scardigno
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