CronacaEconomia

Il vuoto di ‘Billa’, 10 mesi nell’attesa di nessuno

S.CESARIO (LE)  –  Li troviamo lì, in una mattina qualunque, con una stufa e uno stereo per farsi compagnia. Forse anche solo per credere che si è meno soli, qui dentro, dove il vuoto fa rimbombare le voci. Sono duri da far passare questi mesi d’inverno, dopo un’estate cocente passata sempre su queste sedie. Ad aspettare.

Magari una proposta, magari un nuovo imprenditore. O solo una speranza. La parabola discendente dei lavoratori dell’ipermercato ‘Billa’ di San Cesario è racchiusa in questa improvvisata bacheca sindacale, ferma ormai a giugno.

Lo stato di agitazione è iniziato ad aprile scorso, le lettere di licenziamento sono arrivate il 21 maggio. “Una data che nessuno qui dimentica”, dicono.

Da allora la dismissione e il passaggio in mobilità. E l’inizio di un presidio retto a turno, per tutto il giorno, dai 74 dipendenti che ancora si aggrappano a quel che rimane del loro posto di lavoro.

Marilena era cassiera qui dal 1992, quando questo era il primo centro commerciale del Salento e si chiamava ancora ‘Gum’. Si sono succeduti i marchi, i proprietari, poi ‘Billa’, l’ultimo, ha ammainato le insegne.

“Dimenticati da tutti – ripetono -. Da chi qui veniva durante la precedente campagna elettorale e ora non ha il coraggio di ritornare”.

Si sono arenati i tavoli regionali e le trattative, che si sono complicate dopo che ‘Billa’ ha restituito al Comune di San Cesario la licenza commerciale. L’immobile è di proprietà di un fondo d’investimenti lombardo, l’‘Aedes’, che per la vendita dei locali fissa un prezzo che sfiora gli 8 milioni di euro.

Troppi per chi ha tentato di avvicinarsi. Tra questi l’imprenditore tricasino Alfredo De Giuseppe, ma anche un altro gruppo di impresari locali dello stesso settore commerciale. La novità è che ad essersi di recente affacciato alla trattativa sarebbe anche un ente pubblico. Chi sia non è dato ancora sapere, ma di certo sembrano da escludersi le ipotesi di Comune, Provincia e Regione.

L’offerta, in ogni caso, continua ad essere troppo bassa e ‘Aedes’ sembra non voler mollare. Al palo sono rimasti anche una quindicina di piccoli commercianti, che hanno abbassato le saracinesche. Tutti. Impossibile sostenere i costi di affitto quando i clienti si riducono.

Rimane ora un vuoto impensabile. Segno anche, probabilmente, di una politica dalla manica larga nei confronti delle grandi strutture di vendita. Che vengono, prendono incentivi pubblici per assumere e vanno via. Lasciando qui una vertenza dimenticata.

E troppo spinosa per essere affrontata, specie ora, alla vigilia  del ritorno alle urne.

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