LECCE – La tanto criticata e (im)popolare frase arrivata da Mondello e diventata un tormentone -“Non ce n’è covid”- sembra essere il pensiero di quanti affollano, anche nella serata dell’Immacolata, unico giorno festivo tra quelli natalizi in cui è libera la circolazione tra comuni, il capoluogo barocco.
Per molti, vivere in zona gialla ha evidentemente significato libertà. Senza alcun filtro, se non quello delle mascherine, che i più indossano. Per il resto, sembra chiaro che, con i centri commerciali chiusi, la gente si sia riversata a frotte per le strade di Lecce. La stessa Lecce in cui ristoranti e bar devono, però, chiudere alle 18 e mandar via potenziali clienti che chiedono di sedersi, proprio lì dove le distanze e le norme vengono rispettate.
Tra i commercianti -i negozi sono aperti- emerge l’idea che sia stato l’aver permesso oggi l’arrivo da altri comuni a determinare questo caos. E loro registrano più vendite nei giorni infrasettimanali che nel fine settimana o nei giorni di festa.
Uscire è consentito, così come pure lasciare il proprio comune: ma nessuno sembra essersi scoraggiato e aver cambiato idea alla vista della fiumana di gente che popola le strade del centro. E no, non c’entra additare qualcuno come “sceriffo” perché immortala la scena con lo smartphone. Foto o non foto, la situazione è questa e, di fatto, il virus c’è e circola ancora.
Viene realmente da chiedersi se non sarebbe stato meglio chiudere i comuni già in questo primo giorno rosso sul calendario, perché a diventare rosso, poi, potrebbe essere un intero territorio.
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