TARANTO – Vincenzo aveva 11 anni ed era pieno di vita, nonostante tutto. Combatteva contro un linfoma linfoblastico primitivo delle ossa, una malattia che in tanti a Taranto considerano connessa alle emissioni nocive dell’ex Ilva.
E proprio alla vigilia dell’accordo per salvare il colosso, il quartiere Tamburi per l’ennesima volta si veste a lutto. Per Vincenzo l’intero capoluogo ionico aveva avviato una gara di solidarietà : sono stati raccolti 8mila euro per aiutare la famiglia a sostenere le spese mediche per le cure del bambino. Cure che ne avevano reso necessario il trasferimento a Roma, nell’ospedale Bambin Gesù.
Il 21 ottobre in un post del papà si legge: “Buongiorno amici, voglio condividere con voi questa notizia: da oggi il piccolo campione ha iniziato il trattamento CAR-T. Un percorso ancora lungo, grazie per tutto quello che state facendo”.
Nelle scorse ore, invece, l’epilogo più brutto. Per la sua scomparsa cittadini e associazioni spendono parole cariche di dolore e rabbia.
“Ha lottato fino alla fine – scrive il movimento Tamburi Combattenti – Un altro figlio dei Tamburi che va via prematuramente”.
“Ogni bimbo che muore in questa città è la fine di un’intera generazione che avrebbe potuto disegnare il futuro del nostro territorio – scrivono i genitori tarantini – È la sofferenza atroce di chi lo ha dato alla luce e deve seppellirlo, di un’intera comunità che si sente tradita, oltraggiata, offesa, umiliata. Siamo arrabbiati -continuano- vorremmo che tutti gli italiani si rendessero conto che c’è una città in Italia, dove la morte dei bambini, per i nostri governanti, è cosa da niente”.
Annamaria Moschetti, Medico Pediatra dell’ISDE (Ass.medici per l’ambiente) e presidente della Commissione ambiente dell’ordine dei Medici di Taranto, colpisce dritto al segno: “Viveva esposto alle sostanze, ad azione cancerogena certa, immesse nell’aria dall’impianto siderurgico. Altri bambini, già in utero, saranno esposti alle sostanze cancerogene immesse nell’ambiente dall’ILVA e questo li esporrà al rischio di ammalarsi e morire. Ma e videntemente non gliene importa niente a nessuno”.
E.Fio