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Il Covid rallenta ancora: 20 contagi nel Salento, ma sono 3 i morti leccesi

BARI- L‘epidemia da Coronavirus rallenta la sua corsa per il terzo giorno consecutivo e, forse, si inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel anche se l’allerta resta massima. Sono 77 i positivi riscontrati in Puglia su un totale di 1.103 test eseguiti. 20 nuovi casi riguardano le tre province salentine: sei a Lecce, 12 nel Brindisino e 2 nel Tarantino.

C’è, però, il rovescio della medaglia: nel Leccese, salgono a 46 le vittime totali: 3 quelle delle ultime ore. Tra queste, un 47enne di Copertino senza patologie pregresse e l’ennesima anziana della rsa di Soleto, ottavo decesso tra gli ospiti della struttura. Nove i morti delle ultime ore in Puglia, tra cui 5 a Foggia e uno nella Bat, per un totale di 182.

Dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 20.080 test. Nel complesso, sono 2.317 i positivi in Puglia, di cui 919 in isolamento e 733 ricoverati: la prima provincia è sempre Bari con 790 (+28 oggi); la seconda Foggia con 564 (+18 oggi); terza Lecce con 368 (+6); quarta Brindisi con 246 (+12); seguono Taranto con 182 (+2) e Bat con 138 (+9). Altri 24 contagi sono attribuiti a residenti fuori regione.

Continua a crescere la percentuale di pazienti in stato clinico severo, il peggiore: si è passati dal 12,2 per cento di due giorni fa al 23,6 per cento di questa domenica.

Sul territorio, peggiora la situazione a Taranto città, dove si superano i 51 casi, così come a Brindisi, Ostuni e Soleto. In quest’ultimo comune, come reso noto dalla Asl, c’è solo un residente positivo al Covid, un’operatrice della rsa La Fontanella, ma quella casa di riposo si è rivelata il focolaio peggiore della provincia, con 88 contagi tra anziani e dipendenti. Si registra anche un lieve aumento di positività a Cavallino, tra i sei e i dieci a fronte dei 5 di sabato. Stesso scenario a San Pietro Vernotico. 

Di contro, sono 113 i guariti. Tra loro, anche la coppia leccese titolare di una nota pizzeria nel capoluogo, il primo caso di contagio in città.

Ed è stato Pierluigi Lopalco, docente ordinario di Igiene all’Università di Pisa e responsabile delle emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, a dare l’altra buona notizia: gli infettivologi confermano quello che è stato osservato anche nelle altre regioni e cioè che il Tocilzumab, farmaco usato contro l’artrite reumatoide e in via sperimentale contro il Covid-19, il più usato in Puglia, ha “un effetto positivo soprattutto su un gruppo di pazienti selezionati e in un certo momento della malattia”.
“L’altro farmaco che comunque si utilizza – aggiunge Lopalco – è la combinazione di clorochina, un antimalarico, e la azitromicina. Anche quello nelle fasi iniziali della malattia dà dei buoni risultati”. Nella regione si sta realizzando un’altra sperimentazione e cioè quella dei test rapidi, sia all’istituto oncologico ‘Giovanni Paolo II’, sia a pazienti che a operatori sanitari, che al Policlinico di Bari, per individuare gli anticorpi alla malattia. “Si sta proseguendo, i test funzionano”. Ma, ha continuato Lopalco, “questi test non servono in questo momento dell’epidemia – precisa – saranno utili dopo”, cioè per fare indagini sierologiche. Sono test che funzionano bene nell’individuare gli anticorpi, che però maturano dopo un po’ di giorni dall’infezione. Questo significa che al momento “l’unico modo per fare diagnosi e terapia purtroppo è il tampone”.

È quanto hanno rimarcato anche la professoressa Maria Chironna, responsabile del laboratorio Igiene del Policlinico di Bari, centro di riferimento regionale Covid-19, e Angelo Paradiso, direttore scientifico Irccs Giovanni Paolo II di Bari: i due hanno sperimentato sul campo i test rapidi sul personale sanitario del Giovanni Paolo II. “I test rapidi per anticorpi anti-SARS-CoV-2 – spiegano – non sono adatti per la diagnosi di infezione, ma danno buone informazioni sulla risposta immunologica nei confronti del virus e possono essere utilizzati solo a complemento nell’algoritmo diagnostico. Dalla valutazione effettuata su circa 300 campioni processati in parallelo (sangue e tampone) è emerso che i test rapidi, anche in soggetti con sintomi, non sono sensibili quanto i test su tampone nasofaringeo; i test sierologici non evidenziano infezioni da SARS-CoV-2 in soggetti con esordio sintomi recente (meno di 5-7 giorni); e se il test sierologico è positivo e il soggetto ha sintomi suggestivi di Covid-19, il test rapido ha una buona predittività (vuol dire che è molto probabile che si tratti di una vera infezione da SARS-CoV-2)”.

 

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