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Covid, Lopalco: “Contagi stabili. Misure restrittive? Non prima di contagi zero”

BARI – Termina questo fine settimana la quarantena della seconda ondata di rientri in Puglia. Quelli, per capirci, rientrati il 15 marzo scorso. E allora come va letto il bollettino alla luce di questa scadenza? Anzitutto con un dato oggettivo: in Puglia i casi di contagio da coronavirus continuano a crescere in modo contenuto. Ben al di sotto delle previsioni.

I 150 casi di contagio del 27 marzo sono solo frutto dei un rallentamento nella comunicazione dei casi dei giorni precedenti. Esiti arrivati in ritardo, insomma, per i colli di bottiglia che si formano nei laboratori di analisi oberati. Una buona notizia, perché vuol dire che si marcia sempre sul centinaio al giorno.

Chi sono i nuovi contagiati? Ce lo spiega il professor Pierluigi Lopalco, salentino ed esperto di fama mondiale chiamato a guidare il Coordinamento regionale per l’emergenza Covid: “Chi è rientrato dal nord – ci spiega – ha generato, sicuramente, qualche caso in famiglia ma grazie alla chiusura totale, questi casi sono rimasti nell’ambito familiare e non si sono diffusi velocemente nella popolazione. Però, per qualcuno è probabile. Immaginiamo: il ragazzo torna a casa, contagia il genitore. Il genitore che non sa di aver contratto il coronavirus, va a fare la spesa, va a lavorare. Quindi, questa seconda generazione di casi è sotto monitoraggio – continua Lopalco – non stiamo abbassando la guardia. Diciamo che, fino ad ora, l’impatto è stato contenuto e siamo riusciti a spegnere quei focolai accesi a causa di questo afflusso”.

Intanto, però, ci si mantiene pronti nel caso in cui – spiega l’esperto – accada qualcosa di inaspettato che porti la curva a impennarsi improvvisamente. I posti letto saranno aumentati e calibrati su 4mila contagi. Quanti posti in più di terapia intensiva? Non è possibile dirlo oggi. “Dipende dai famosi ventilatori – spiega il Professore -. Noi possiamo attivare dei posti: il letto è pronto, il personale è pronto, lo spazio c’è. Ma magari non c’è il respiratore e, quindi, quel letto non può essere utilizzato come terapia intensiva”.

Ma al momento, la notizia positiva è che “non abbiamo problemi di letti in terapia intensiva, grazie al cielo e alla programmazione larga che abbiamo fatto”.

Intanto per i positivi che hanno sintomi lievi e che non necessitano di ricovero, ma che vivano in spazi troppo piccoli per evitare di contagiare i propri familiari, ci sono due possibilità: la prima è trascorrere la quarantena nei reparti post covid. Se la situazione dovesse essere ingestibile, non è esclusa la possibilità di requisire alberghi per soggiorni isolati.

Il problema principale, però, è l’emergenza negli ospedali ma anche nelle case di riposo: le nuove linee guida dettano norme igieniche e prassi più serrate che prevedono anche radiografie in loco e non in ospedale, perché avverte, Lopalco ,”oggi spostare questi pazienti negli ospedali, è rischioso per il paziente stesso. Perché magari sono persone fragili che vanno in ospedale e rischiano ancora di più di prendere l’infezione. Quindi – aggiunge Lopalco – stiamo cercando di fare di tutto per mantenere nelle strutture residenziali questi pazienti, nel massimo della sicurezza”.

Ma quando, quindi, finirà l’emergenza? “Quando – chiarisce l’esperto – i focolai saranno spenti, non abbiamo più casi nella nostra regione, il dato sui contagi zero sarà stabilizzato, potremo cominciare a pensarci“. Sarà una strana estate? “Sarà strana – conclude Pierluigi Lopalco – però penso che possiamo già da adesso cominciare a programmare qualche azione di ripresa di una vita il più possibile normale“.

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