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La voce “impaziente” del giornalismo: dieci anni fa se ne andava Michele Frascaro

LECCE- Sulla copertina dell’ultimo numero de L’Impaziente, nel dicembre  2009, ci aveva messo una scarpa, la sua scarpa. E quella vecchia scarpa significava tante cose: voleva essere l’emblema della parabola dei lavoratori dei calzaturifici salentini, usati e abbandonati, ma per noi giornalisti voleva dire anche molto altro.

Era una scarpa col buco, consumata, sfinita: testimoniava che questo mestiere si fa innanzitutto così, immergendosi nella realtà, per strada, tra le persone, per cogliere le sfumature, le frasi dette a metà, le ansie, per poi approfondire, cercando riscontri, scartabellando documenti, andando a fondo per portare a galla una verità autentica. Michele Frascaro resta un perno fondamentale dell’informazione locale, ostinato nel suo voler fare inchiesta perché serve anche e soprattutto a queste latitudini. Michele Frascaro resta un giornalista, sempre, anche oggi che ricorrono i dieci anni dalla sua scomparsa.

Si è spento, all’improvviso, a 37 anni, mentre faceva quello che sapeva fare: raccontare, spiegare, rendere chiari i collegamenti tra le luci e le ombre. Era nell’oratorio della sua Supersano, impegnato in un dibattito sui temi del lavoro e della crisi economica. Il suo cuore non ha retto e se ne è andato così, davanti a sua moglie Angela, che il mese dopo avrebbe dato alla luce la loro prima figlia; davanti ai genitori; davanti ai “suoi” operai dell’Adelchi, alla sua gente.

Dieci anni senza che mai la sua passione civile, la sua coerenza e schiettezza siano state dimenticate, apprezzate da tutti, indipendentemente dal colore politico, perché Michele era “uno che faceva ciò che diceva”, com’è stato definito.

Aveva iniziato alle soglie del 2000, nelle aule del seminterrato dell’ateneo salentino, con RadioPaz, tra le prime web radio locali, per raccontare soprattutto l’esperienza dei movimenti no global. Ha portato le sue inchieste in tv, prima su Rts, con il direttore Giuseppe Vernaleone, e poi a Telerama, dove curava una rubrica di approfondimento. Ha co-fondato la rivista L’Impaziente, dalle cui pagine giovani giornalisti, docenti universitari, intellettuali hanno raccontato per otto anni i lati bui del Salento, con particolare attenzione alle mafie, all’ambiente e al malaffare e soprattutto al lavoro, quello nero, quello precario, quello insicuro, fino al numero 21, l’ultimo, gratuito, firmato da Michele anche come direttore responsabile e contenente l’inchiesta sulla crisi calzaturiera e sulle centinaia di operai dell’Adelchi di Tricase licenziati mentre la produzione era stata spostata all’estero.

C’è un archivio completo, ancora attuale, de L’Impaziente, consultabile sul sito michelefrascaro.it, a cura di PazLab. Dietro quel lavoro – è stato spiegato – “c’era l’idea, antieconomica e idealista, di indagare il lato oscuro (spesso oscurato) del Salento e della Puglia, mostrando, in maniera chiara e senza reticenze, le antiche disuguaglianze di questa terra”. Michele e il suo impegno ci ricordano che quelle disuguaglianze sono ancora lì, da sanare e da raccontare.

 

Tiziana Colluto

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