Cronaca

Lavatrici, cucine, cialde di caffé e soldi: presunte mazzette in Marina, 12 arresti

TARANTO- Cialde di caffè, condizionatori, lavatrici, cucine componibili e soldi, soldi in cambio di appalti e informazioni sui bandi. Sono le presunte mazzette che hanno fatto scoppiare l’ennesimo scandalo nella Marina Militare di Taranto e portato a dodici arresti. Con l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Benedetto Ruberto, ai domiciliari sono finiti in mattinata il direttore dell’Arsenale, Cristiano Nervi; un altro ufficiale, Antonio Di Molfetta, addetto all’ufficio Servizio Efficienza Navi della Stazione Navale di Taranto; due civili e otto imprenditori, accusati di associazione a delinquere promossa e diretta dal Armando De Comite e composta da altri rappresentanti di aziende, tutti tarantini: Angelo Raffaele Ruggiero, Alessandro Di Persio, Fabio Greco, Nicola Pletto, Giovanni Pletto, Giona Guardascione, Giacinto Persico.

Stando all’accusa del pm Maurizio Carbone, gli imprenditori avrebbero dato vita ad un “gruppo di affari”, un “cartello di imprese tra loro collegate per pilotare l’assegnazione a loro favore degli appalti gestiti dall’Arsenale e dalla Stazione navale della Marina Militare, con l’estromissione delle altre imprese concorrenti”. In questo modo, si sarebbero procurati illeciti profitti per oltre 14,5 milioni di euro.

Di turbata libertà degli incanti è accusato il direttore dell’Arsenale Cristiano Nervi: insieme a quel cartello di imprese avrebbe turbato il regolare svolgimento di 15 gare d’appalto. Altri concorrenti, infatti, sarebbero stati messi all’angolo grazie agli sconti concordati da indicare nelle offerte o grazie alla formulazione di offerte di mero appoggio, per spartirsi le varie gare.

Secondo le indagini condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto, in particolare, per una gara di circa 3 milioni di euro, relativa ai lavori di ammodernamento della flotta, vi sarebbe stato un frazionamento artificioso in 11 gare. «La ripartizione degli appalti è stata effettuata scientificamente – hanno rimarcato dalla Finanza – in modo tale che il totale degli importi relativi alle gare venisse equamente diviso fra gli associati che giungevano a tali accordi nell’ambito di incontri che si tenevano in luoghi da loro ritenuti sicuri».

Di corruzione risponde, invece, l’ufficiale Antonio Di Molfetta, tarantino di 51 anni, addetto all’ufficio Servizio Efficienza Navi della Stazione Navale di Taranto: in un primo caso, avrebbe assicurato l’affidamento alla Maren srl di Giona Guardascione di più appalti di servizi per un importo di oltre 138mila euro, ricevendo in cambio la fornitura e posa in opera di una porta blindata e un armadio oltre che di due o tre scatole di cialde di caffè; in un secondo caso, avrebbe affidato più appalti alla TPS Taranto srl di Alessandro Di Persio, per almeno 150mila euro, in cambio di una cucina componibile da 10mila euro acquistata mediante un finanziamento intestato a un dipendente dell’imprenditore; in un terzo caso, avrebbe affidato più appalti alla Tecnmont di Nicola Pletto in cambio di arredi e tende da sole per un valore di 10.400 euro; in un quarto caso, poi, in cambio di due condizionatori e una lavatrice avrebbe affidato appalti per 324mila euro alle imprese ATI snc, Consorzio CHIOME e RIT srl, cogestite da Armando De Comite e Angelo Raffaele Ruggiero.

Questi ultimi due, inoltre, avrebbero pagato 700 euro ad Abele D’Onofrio, assistente amministrativo, per avere in cambio informazioni sui bandi indetti dall’Arsenale prima della loro pubblicazione. Altro civile finito nei guai è Federico Porraro, che da responsabile della custodia di alcuni magazzini, in cambio di denaro, avrebbe sottratto o fatto sottrarre due volte cuscini coibenti del valore totale di 30mila euro, da consegnare a Guadascione, che così avrebbe risparmiato sulle spese dei materiali per le lavorazioni a bordo delle unità navali, fatturati come se fossero stati forniti dalla società stessa.

t.c.

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