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Gasdotto, Salvemini vuole compensazioni. No Tap: un’elemosina per comprare il silenzio

LECCE – “Sindaco, non si compensa un disastro”. Il movimento No Tap reagisce così al post Facebook con il quale il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha fatto sapere di voler chiedere le compensazioni per il passaggio del metanodotto Snam, che collega Tap da Melendugno fino a Brindisi. Dopo che è naufragato il tavolo a Roma sulle compensazioni, di questo non si era più parlato. I lavori vanno avanti: sia quelli di Tap in mare e sulla terraferma, sia quelli di Snam, lungo 55 km, 22 dei quali ricadono in territorio di Lecce.

“Il mio dovere – ha scritto Salvemini – è partire dal dato di realtà, che vede un cantiere aperto che ha già generato impatti rilevanti, e impegnarmi perché il sacrificio imposto alla comunità leccese venga adeguatamente compensato”. È la conclusione a cui giunge dopo aver ricordato che il Consiglio, nell’ottobre 2017, si è espresso contro il passaggio del metanodotto, ritenendo l’opera incompatibile dal punto di vista ambientale e paesaggistico, stesse posizioni di Regione, Ministero dei Beni Culturali e degli altri Comuni attraversati. Non valse a nulla. Lecce, comunque, già allora mise per iscritto che, in caso di ralizzazione dell’opera, ci sarebbe stata l’esigenza di “stabilire specifiche misure di ristori ambientale e paesaggistico”. “Giunti a questo punto – conclude Salvemini – il mio dovere di amministratore non è assecondare sentimenti di orgoglio ferito o chiusure pregiudiziali motivate da ragioni che, evidentemente, non sono state considerate sufficienti per fermare l’opera. Né in sede giudiziaria, né in sede politica”. Oltre a incontrare l’opposizione di diversi colleghi sindaci, ora è il movimento che si oppone al gasdotto a rispondere a Salvemini:

“Una specie di elemosina che compra il silenzio. È questo che chiede il sindaco di Lecce, alla luce delle sue recenti dichiarazioni. Un sindaco che, in due anni di mandato, ha taciuto su ogni possibilità di intervento contro l’UNICO progetto Tap/Snam ma che oggi, nell’imminenza della campagna elettorale regionale, viene fulminato sulla via di Damasco e si ricorda improvvisamente che il suo territorio è stato sventrato, violentato, depredato.

Ma non si ribella a questo, no. Così facendo, andrebbe ad urtare la sensibilità di chi quel gasdotto lo ha voluto, dei suoi compagni di avventura politica che da sempre sono al suo fianco, di quelle persone che oggi gongolano nel sapere di avere in pugno lo scranno del capoluogo salentino. E allora si chiedono “compensazioni”, alla luce di una delibera del 2017 che era solo pubblicità politica (ricordiamo che la quasi totalità dei comuni salentini emise una delibera contraria a Tap/Snam), una delibera che non ha avuto seguito per oltre due anni. Eppure l’8 maggio ci sarà un processo. Eppure ci sono centinaia di migliaia di euro di multe da pagare per quei cittadini che hanno  combattuto e combattono tuttora. Eppure ci sono ruspe che da tre anni devastano il territorio. Ma il sindaco di Lecce se ne ricorda solo oggi, chiedendo “compensazioni”. Un sindaco, perfetto rappresentante di quella cultura capitalista ed estrattivista che compra il silenzio con qualche spicciolo. Già lo sapevamo da tempo che questa lotta non è nelle corde di chi preferisce scendere a compromessi piuttosto che lottare per degli ideali. Per questo, preferiamo il silenzio di un’ istituzione debole e inesistente invece della solita retorica pre-elettorale che va a caccia di consensi”.

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