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Il presunto pedofilo di Taviano indagato anche per l’omicidio del piccolo Mauro

TAVIANO – Il presunto pedofilo di Taviano, arrestato martedì, ora è indagato anche per la scomparsa del piccolo Mauro Romano, rapito il 21 giugno 1977. Risponde di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il caso, come detto due giorni fa, è stato formalmente riaperto su richiesta avanzata dalla famiglia a dicembre e nel pomeriggio, a partire dalle 16, è fissato l’ascolto di entrambi i genitori del bambino, Bianca Colaianni e Natale Romano, che hanno chiesto di essere sentiti dal pm Stefania Mininni. “Hanno altro da dire e pare che si apriranno altri fronti”, commenta il loro legale, Antonio La Scala.

È la possibile svolta attesa, dopo due inchieste naufragate e che hanno visto altre persone indagate. Si va avanti con i piedi di piombo ma la pista ora è più chiara: pedofilia. Ora come allora. D’altronde, quella del rapimento a scopo di estorsione è sempre stata vacillante: la famiglia Romano non era benestante e non poteva permettersi in alcun modo di pagare 30 milioni di lire per riavere indietro il bambino. A chiedere tanto, all’epoca, era stato proprio il 69enne arrestato tre giorni fa perché avrebbe commesso abusi su almeno 17 ragazzini tra gli 11 e i 14 anni, a Taviano, attirandoli in un suo casolare con la scusa di giocare a carte e di dar lezioni su come approcciarsi con le ragazze. Invece, lì avrebbe approfittato di loro: scoperto da un genitore mentre baciava un amichetto del figlio, l’anziano si sarebbe spinto oltre, con palpeggiamenti, rapporti orali e violenze complete. Nell’interrogatorio in carcere davanti al gip Giulia Proto, l’uomo, nel pomeriggio di ieri, ha scelto di rimanere in silenzio. Per quella tentata estorsione alla famiglia di Mauro, nel 1984 è stato condannato in via definitiva a 4 anni e sei mesi.

Ma non c’è solo questa coincidenza a far drizzare le antenne. Nell’ultima delle sette telefonate estorsive, A.S. disse ai coniugi Romano: “Se non vi affrettate a portarmi i soldi, vi faremo trovare il bambino in un pozzo”. Nel dicembre scorso, gli investigatori hanno scandagliato, alla ricerca di ossa, un pozzo ben preciso, quello scavato nel terreno su cui sorge il casolare in cui l’anziano, negli ultimi anni, avrebbe attratto gli adolescenti per abusare di loro. Non è dato sapere se le ricerche abbiano dato esito, ma gli indizi nelle mani degli inquirenti potrebbero riuscire, stavolta, a completare un puzzle rimasto sempre incompleto. E, stando a quanto riferito dal loro legale, anche i genitori del piccolo Mauro sono pronti ora ad aggiungere dei nuovi tasselli.

 

t.c.

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