Cronaca

Morte Ivan Ciullo, il perito della famiglia: la scrittura non e’ del ragazzo

LECCE- La frase “ X MAMMA E SERGIO” che Ivan Ciullo avrebbe scritto sulla busta con dentro la lettera d’addio ai genitori, non è opera sua, ma di qualcuno che ha imitato la sua grafia e che poteva conoscerla. Le conclusioni a cui è arrivato il perito grafologo di parte nominato dai genitori del giovane dj trovato impiccato ad un ulivo nelle campagne di Acquarica del Capo la mattina del 22 giugno 2015, dicono questo: la scrittura di Ivan è stata con ogni probabilità imitata. Dall’analisi eseguita sulla comparazione tra quella frase e gli scritti di Ivan acquisiti per le indagini, il perito Maurizio D’Adamo, ha estrapolato due lettere in particolare: la A , che compare nella parola mamma e la O nella parola Sergio: nella maniera in cui sono state vergate non sono comparabili con le altre scritte da Ivan. Una conclusione esattamente opposta a cui era arrivata la professoressa luciana Schirinzi, perito tecnico grafico nominato dalla Procura, che invece attribuiva ad Ivan Ciullo la frase e parlava di una scritta autografa.

Le convinzioni dei genitori del ragazzo, che dopo due archiviazioni sono riusciti a far riaprire le indagini sul caso, non si concentrano però solo sulla lettera, solo uno dei tasselli che avvalorerebbero, secondo il pool di avvocati che rappresenta la famiglia, le tesi dell’omicidio. Certo si tratta di uno degli elementi ancora oscuri dell’intera vicenda: una busta trovata già aperta che quindi potrebbe essere stata riutilizzata per infilarci dentro la lettera d’addio, scritta al computer 15 giorni prima e non firmata.

“Il risultato della perizia conforta quelle che sono le impressioni dei genitori di Ivan sulla non attibuibilità della grafia al ragazzo- commenta l’avvocato Paolo Maci che rappresenta la famiglia insieme i legali Walter Biscotti e Chiara Landolfo- ma le nostre indagini difensive hanno rivelato anche altro: il fatto ad esempio che il telefonino di Ivan sia risultato ( così come stabilito dall’ingegnere informatico Luigina Quarta) attivo dopo l’orario presunto della morte e in un luogo diverso rispetto a quello in cui è stato ritrovato il cadavere”.

L’ultima novità sul fronte indagini quindi sarà presto sul tavolo del magistrato Maria Vallefuoco. Sul registro degli indagati con l’ipotesi di istigazione al suicidio c’è un unico nome: quello di un 60enne leccese difeso dall’avvocato Giuseppe Minerva.

M.C.

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