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Mafia&politica, sciolti 4 Comuni in due anni. Ora rischia anche Scorrano

LECCE- In principio, furono “solo” Surbo e Gallipoli. Era il 1991 ed erano gli anni della Sacra Corona Unita sanguinaria. Poi, 25 anni senza grandi scossoni politici: solo nel 2017 nel Leccese, con il prefetto Claudio Palomba, è tornata la necessità di applicare la misura più estrema, quella dello scioglimento dei Consiglio comunali, strumento per provare a “bonificare” i municipi da presunte infiltrazioni mafiose.

La Direzione Investigativa antimafia, anche nella sua ultima relazione, lo ha detto chiaramente: in diversi centri, anche salentini, c’è una “oramai radicata area grigia, in cui si incontrano mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della pubblica amministrazione”. Carmiano è il quarto Comune sciolto in appena due anni.

Il nuovo corso, in realtà, è iniziato nel 2015, a Squinzano: non si ritenne necessario arrivare allo scioglimento. Il Viminale, però, decise di rimuovere la consigliera di maggioranza Fernanda Metrangolo, che si era dimessa poco prima dalla carica di presidente del Consiglio. Accusata di corruzione, suo figlio Carlo Marulli finì in manette durante il blitz vortice Déjà vu. Entrambi poi sono stati assolti. Assolto anche Gianni Marra, all’epoca dell’inchiesta consigliere di minoranza, finito nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio nell’assegnazione di una casa popolare al boss Antonio Pellegrino, fatti risalenti al periodo precedente in cui era sindaco, ma che poi non hanno trovato riscontri.

Il primo vero terremoto, però, si diceva, è giunto il 17 febbraio 2017, con lo scioglimento del Consiglio di Parabita. Il vice del sindaco Alfredo Cacciapaglia, Provenzano, venne arrestato nell’ambito dell’operazione Coltura, che sgominò il clan Giannelli. Provenzano veniva definito “il santo in paradiso” del sodalizio, a cui avrebbe elargito contributi economici e procurato posti di lavoro, in cambio del sostegno elettorale. Anche altri dettagli emersero durante le indagini della commissione d’accesso. Parabita è tornata al voto nell’ultima tornata, voltando pagina con Stefano Prete.

L’8 maggio 2018, è stata la volta di Surbo: per il prefetto Palomba era chiara la “forte compromissione del tessuto sociale, politico ed economico rispetto alla presenza della locale criminalità  attraverso una ideale linea di continuità protrattasi nel tempo fin dal 1991”. Tutti sotto accusa, stando alla sua relazione: sia la maggioranza del sindaco Fabio Vincenti, sia la minoranza riconducibile a Giuseppe Maroccia.

Il mese successivo, il 27 giugno 2018, sciolto anche Sogliano Cavour a causa dei presunti condizionamenti dell’ex vicesindaco Luciano Magnolo, arrestato per corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Contatto sul clan Coluccia.

Al netto di eventuali proroghe del commissariamento, sia Surbo che Sogliano dovrebbero tornare al voto in primavera.

Nel resto del Salento, stessa sorte è toccata nell’aprile 2018 a Manduria e ancora prima, nel 2014, a Cellino San Marco.

A rischio è adesso Scorrano: la prefetta Maria Teresa Cucinotta ha dato le sue indicazioni al Viminale, a cui spetta la decisione sulla scorta delle valutazioni fatte dalla commissione d’accesso che ha lavorato per tre mesi. Il sindaco Guido Stefanelli è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa in seguito a intercettazioni che dimostrerebbero una presunta richiesta di sostegno elettorale a personaggi vicini alla criminalità organizzata in cambio di appalti e servizi pubblici.

 

(Cartina elaborata da Avviso Pubblico)

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