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Digos in Ateneo, il rettore si scusa con Acosta: “Non eravamo a conoscenza”

LECCE- Con una lettera indirizzata ad Alberto Acosta, membro del Tribunale internazionale per i diritti della Natura, il rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice porge le scuse dell’intera comunità accademica per quanto accaduto il 22 novembre scorso. E precisa: “Non eravamo a conoscenza dell’attenzione delle autorità di pubblica sicurezza sull’evento”.

Il riferimento è alla presenza della Digos durante lo svolgimento del convegno “E’ reato difendere la Natura? L’uso asimmetrico del Diritto Penale nei conflitti ambientali”, con agenti in servizio all’interno dell’aula Ferrari dell’ateneo e nell’atrio di accesso. In quell’occasione è stato presentato dall’avvocato Elena Papadia anche un dossier sul presunto mancato rispetto delle linee guida dell’OSCE a tutela dell’espressione del dissenso, nel caso specifico degli attivisti salentini impegnati contro gli espianti degli ulivi o contro il gasdotto TAP.
Una formale richiesta di chiarimenti all’Università era stata inoltrata dall’Associazione Bianca Guidetti Serra, organizzatrice dell’evento.

“L’Università del Salento è un luogo aperto a tutti e al libero confronto di idee. Chiunque può partecipare, rispettando sempre il libero confronto delle persone”, scrive il rettore, che rimarca l’impegno a “garantire a tutti questa libertà”.

Personalmente – ha risposto Acosta – non mi sono sentito offeso o intimidito da quello che è successo. Piuttosto, durante la mia vita ho imparato che non possiamo stare zitti di fronte a qualsiasi indignazione – non importa quanto piccolo possa sembrare – non solo per noi ma per tutti coloro che condividono le nostre lotte. Non possiamo tollerare restrizioni o minacce, da qualunque parte provengano, specialmente se cercano di intimidire coloro che esercitano il loro diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni. Senza dubbio viviamo un mondo perverso, signor Rettore. In molte parti del pianeta coloro che difendono la vita umana e la natura influenzano gli interessi di potenti gruppi di potere, ed è per questo che vengono perseguitati, criminalizzati, intimiditi e in diverse occasioni purtroppo persino uccisi. Pertanto, denunciare quello che è successo venerdì scorso in un centro universitario così prestigioso, piuttosto che cercare un risarcimento personale, è in sintonia con queste lotte di resistenza e costruzione collettiva di alternative”.

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