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Indagini e perquisizioni per il capo di gabinetto di Emiliano e sua moglie

La Guardia di Finanza ha bussato alle porte dell’azienda dove, fino allo scorso anno, lavorava la moglie di  Claudio Stefanazzi, capo di gabinetto del  presidente della Regione Michele Emiliano. A carico dei due coniugi una inchiesta della Procura di Bari per un bando “sospetto”. Per gli inquirenti Stefanazzi sarebbe stato “amministratore di fatto” della società. Ipotesi, questa, esclusa dallo stesso capo di Gabinetto.

“L’accusa – spiega Stefanazzi – riguarda la gestione da parte della società di cui mia moglie era dipendente fino ad un anno fa, di un PFA, Piano Formativo Aziendale”. Il Piano Formativo Aziendale è uno strumento di finanziamento di iniziative di formazione della Regione Puglia a beneficio di tutte le aziende per la riqualificazione delle competenze dei propri lavoratori. Il bando in questione è a sportello, cioè non sottoposto a scadenze, e i requisiti di ammissibilità delle imprese sono: essere micro, piccola media o grande impresa secondo la definizione comunitaria; garantire il cofinanziamento obbligatorio a carico dell’azienda previsto nel bando;
presentare la documentazione amministrativa e contabile prevista dal l’istruttoria (tra cui certificato antimafia);
presentarla secondo le modalità telematiche previste dall’avviso.
Tutti coloro che richiedono un PFA e che rispettano i requisiti menzionati, vengono finanziati.
Tutta la documentazione relativa al piano, ovvero i calendari dell’attività di formazione, l’indicazione delle sedi di svolgimento, dei docenti, dei discenti, del personale coinvolto oltre alla descrizione del piano formativo e documentazione amministrativo/contabile sono inseriti e custoditi in una piattaforma informatica della regione Puglia, quali atti pubblici.
“Contestare la effettività della attività formativa effettuata – aggiunge Stefanazzi – significherebbe coinvolgere nell’eventuale reato una miriade di pubblici funzionari. Falsificare queste carte appare effettivamente piuttosto difficile. Gli atti pubblici depositati presso la regione comunque attestano il regolare ed effettivo svolgimento delle attività di formazione connesse al Piano.
Ne – aggiunge –  pare esservi profili di discrezionalità nella gestione, lato amministrazione pubblica, dei suddetti Piani. Inoltre – spiega ancora – la filiera amministrativa preposta alla gestione del Piano è del tutto estranea alla mia sfera di influenza. Come è noto, il modello organizzativo che è stato adottato nel 2015, separa, attraverso la istituzione del segretatiato generale della presidenza, ricoperto da altre persona, la funzione amministrativa, rimessa al segretario generale quale vertice della macchina amministrativa regionale, da quella di indirizzo politico, esercitata anche dal Gabinetto del presidente. Nessun potere di gestione amministrativa mi è attribuita, in particolare quella di ultima istanza nei ricorsi gerarchici. Temo sia irrilevante sottolineare, come è noto ad ogni ufficio della Regione, che non è mio costume non dico interferire ma nemmeno interagire con li stessi uffici per questioni relative alla ordinaria attività amministrativa. L”ipotesi che io sia, di quella società ammistratore di fatto è, appunto, una ipotesi che dico subito essere infondata. Nel ribadire la nostra totale estraneità ai fatti contestati – conclude – e la assoluta fiducia nell’operato della magistratura, non posso che rammaricarmi dell’ennesima fuga di notizie”.

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