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Ex Ilva, operai indotto in presidio. Sindacati oggi al Quirinale

TARANTO- I 60 milioni di euro di crediti maturati rischiano di trasformarsi nell’anticamera del fallimento per molte aziende dell’indotto dell’ex Ilva di Taranto se ArcelorMittal non pagherà le fatture maturate.

Le rassicurazioni della multinazionale su questo punto non bastano più se, nei fatti, la direzione imboccata è altra e scivola sempre più verso lo spegnimento dell’acciaieria e l’addio all’Italia. È per questo che, dalle 7 del mattino, i lavoratori dell’indotto hanno presidiato la portineria C dello stabilimento, per protestare contro il mancato pagamento delle fatture e per rivendicare la continuità produttiva e occupazionale.

La Procura di Milano, tra l’altro, indaga anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari, con un focus relativo proprio al mancato pagamento dei creditori dell’indotto, nel fascicolo esplorativo aperto sull’addio di ArcelorMittal all’ex Ilva. Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.

Ad animare il presidio in mattinata anche gli autotrasportatori tarantini, con i tir parcheggiati all’esterno ma che non hanno impedito il transito delle merci.

Presente anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: “È importante – ha dichiarato – che l’azienda paghi le fatture che sono scoperte perché sono decine e decine di milioni di euro che servono a pagare gli stipendi di questi lavoratori. E servono soprattutto a consentire alla fabbrica di continuare la sua attività. E siccome si sono impegnati a pagare, devono farlo presto, perché ogni azienda ha i suoi termini. Se non lo fanno, noi stiamo studiando un sistema col Presidente del Consiglio affinché la Regione Puglia paghi le fatture al posto di Mittal e poi subentreremo come creditori dell’Ilva. E glielo sconsiglio a Mittal di trasformare la Regione Puglia anche in un creditore della loro azienda perché a quel punto veramente li perseguiteremo legalmente, ovunque al mondo, perché questo modo di fare non corrisponde all’etica di una grande multinazionale come ArcelorMittal dice di essere”.

Da Emiliano l’invito a mantenere saldi i nervi: “Abbiamo già detto che nessuno è insensibile alla crisi dell’acciaio di questo momento: però un conto è discutere e un conto è scatenare il panico e far fallire le aziende che non hanno nessuna colpa. Sono due cose completamente diverse. In questo momento bisogna evidentemente mantenere la calma. Questo presidio io lo considero importante perché fa capire che noi non stiamo a guardare. Come gli operai dell’Ilva che si sono rifiutati di spegnere le centrali elettriche, e li ho apprezzati moltissimo, quelli che comandano devono sapere che questa fabbrica è gestita dagli operai, quelli interni e quelli dell’indotto. E devono sapere che questa fabbrica non è un videogioco, è una fabbrica vera dove se gli operai non intendono obbedire ad ordini, che peraltro violano la legge dal mio punto di vista perché la distruzione della fabbrica è un reato, noi saremo dalla parte degli operai e dalla parte di chi impedisce la distruzione della fabbrica”.

Intanto, i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil saranno ricevuti stasera alle 19.30 al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per affrontare la questione. E’ stata fissata al 27 novembre, invece, l’udienza che riguarda il ricorso d’urgenza presentato dai commissari straordinari contro ArcelorMittal. Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano e che tratterà il procedimento ArcelorMittal-Ilva, ha invitato la multinazionale «a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti» dello stabilimento siderurgico. Lo si legge in una nota del presidente del Tribunale Roberto Bichi.

Intanto il Codacons lancia oggi una azione risarcitoria collettiva contro ArcelorMittal, in favore di tutti i cittadini di Taranto e dei lavoratori dell’ex Ilva.

I gravi reati per cui procede la Procura della Repubblica di Taranto, infatti, e il comportamento assunto dall’azienda che minaccia la chiusura dell’acciaieria e l’inadempimento del contratto firmato lo scorso anno, hanno ripercussioni dirette sia sui lavoratori dell’azienda, sia su migliaia di piccole attività dell’indotto, sia sui cittadini residenti – spiega il Codacons – Se ArcelorMittal proseguirà sulla linea marcata in questi giorni, migliaia di lavoratori rimarranno senza occupazione, mentre gli abitanti verrebbero privati delle operazioni di bonifica ambientale previste dagli accordi sull’acquisizione dell’Ilva.

Per tale motivo il Codacons ha pubblicato oggi alla pagina https://codacons.it/ilva/ il modulo attraverso il quale cittadini e lavoratori possono costituirsi parte offesa dinanzi la Procura di Taranto, segnalando alla magistratura la propria posizione di soggetti lesi e avviare l’iter per chiedere un risarcimento danni qualora si dovesse arrivare ad un processo contro ArcelorMittal.

 

 

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