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Ex Ilva, sindacati da Conte. A Taranto ancora presidio in fabbrica

TARANTO – Con le sue parole, arrivate a tarda sera dopo il vertice fiume sull’ex Ilva, Conte non lascia spazio a dubbi o aperture di sorta: le richieste di Arcelor Mittal sono inaccettabili. Nel frattempo, il governo è spaccato sull’immunità. Torniamo alle richieste del colosso indiano della siderurgia: una su tutte, il riconoscimento di cinquemila esuberi. Che vuol dire cinquemila persone; che vuol dire cinquemila famiglie. Per questo il presidente del Consiglio chiama “tutto il Paese e le forze di opposizione alla compattezza”.

E anche se la fumata di mercoledì è stata nera come la pece, la partita non è affatto chiusa: “Abbiamo invitato ArcelorMittal a prendersi un paio di giorni per proporci qualche soluzione” ha detto Conte, per “farci una proposta per assicurare continuità dei livelli occupazionali, produttivi e ambientali” e perché i vertici di Mittal “possano ritornare al nostro tavolo con delle proposte accettabili e plausibili”. “Invitiamo l’azienda a rimediare queste sue iniziative, non accettiamo che ci siano iniziative di tutela giudiziaria dal loro punto di vista. Siamo determinati a difendere con il massimo rigore, a fare tutto quello che è necessario per rilanciare Taranto”. Per questo ha chiesto a Lakshmi Mittal e a suo figlio di aggiornarsi tra due giorni.

L’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia, Mino Borraccino, chiede che lo Stato, se Arcelor Mittal o altri non sono in grado di garantire salute e lavoro, riprenda l’azienda sotto il controllo pubblico.

Intanto questo è il giorno della convocazione dei sindacati a Roma, mentre a Taranto

continua lo sciopero e un altro è stato indetto per la giornata di venerdì.

“L’indotto non può perseverare in un clima simile ove l’incertezza regna sovrana, gli investimenti privati sono a rischio e conseguentemente, rischiano di venir meno le condizioni di sicurezza lavorative. È impensabile, sottolineano i segretari di FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e FIST CISL, UILTRASPORTI UIL e UILTUCS UIL, che l’esistenza di una fabbrica ecosostenibile, che è la normalità nel resto del mondo, in Italia rimanga una chimera”: I lavoratori saranno pronti a tutte le iniziative, fino al blocco a coltranza delle attività lavorative nei propri settori.

Contemporaneamente c’è chi, come l’associazione Liberiamo Taranto, continua a chiedere la chiusura della fabbrica. Garantendo il reimpiego di tutti gli operai nella bonifica.

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