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Ex Ilva, ecco i veri motivi per cui ArcelorMittal vuole andarsene da Taranto

TARANTO- Non è lo scudo penale il problema. Lo aveva detto da subito il governatore pugliese Michele Emiliano, lo aveva rimarcato anche il premier Giuseppe Conte e ora emerge senza più equivoci, per ammissione della stessa ArcelorMittal: non è la mancata conferma dell’immunità penale il motivo per cui il colosso dell’acciaio vuole andarsene dall’Italia e da Taranto in particolare. Se ne andrà comunque, anche se dovesse essere ripristinato con un provvedimento successivo. È scritto nero su bianco nell’atto di citazione per i tre commissari straordinari depositato dalla multinazionale al Tribunale di Milano, lunedì sera. Intanto, nel pomeriggio si è tenuto il faccia a faccia di oltre tre ore tra il governo e la famiglia Mittal, che si è presentata davanti a ministri e premier con i suoi legali.

Le motivazioni vere, si diceva, sono contenute nell’atto con il quale l’azienda vuole recedere dal contratto d’affitto dell’acciaieria avviato lo scorso anno e dunque dall’acquisto che sarebbe dovuto scattare nel maggio del 2021. Il testo, rivelato dal giornale tarantino Il Corriere del Giorno, contiene l’ammissione del fatto che lo scudo penale è un falso problema: “Anche se la protezione legale fosse ripristinata, non sarebbe possibile eseguire il contratto”, scrivono gli avvocati di ArcelorMittal.

Il vero nodo è l’altoforno 2, che rischia di dover essere spento dal prossimo 13 dicembre. A pesare è stato l’intervento della magistratura, in particolare in seguito alla morte di Alessandro Morricella, l’operaio 35enne morto mentre lavorava lì nel giugno 2015. Dopo quell’incidente, i giudici concessero all’Ilva di continuare a usare l’altoforno, ma vincolarono quel permesso al rispetto di sette prescrizioni, tra cui una sull’automazione nel “campo di colata” per evitare altre morti. Quelle prescrizioni risultano, in tutto o in parte, ancora non attuate e l’ultima scadenza fissata dal tribunale è, appunto il 13 dicembre. Lo spegnimento dell’altoforno 2 provocherebbe a cascata quello degli altiforni 1 e 4, l’intera area a caldo.

La vicenda della morte dell’operaio è così cruciale che ArcelorMittal arriva a sostenere che i commissari nascosero informazioni fondamentali prima della definitiva stipula del contratto (31 ottobre 2018). Tra i vari atti che sarebbero stati taciuti c’è una nota, depositata in Tribunale l’8 ottobre 2018: il custode giudiziario dell’altoforno 2 “ha rilevato – era scritto – che alcune prescrizioni non erano state, in tutto o in parte, attuate”. La multinazionale inoltre sostiene di non essere stata “tempestivamente informata” sulle iniziative legali di quel periodo per far dissequestrare l’altoforno. Insomma, chi rappresentava Ilva avrebbe “deliberatamente descritto in maniera erronea e fuorviante circostanze fondamentali relative alle condizioni dell’altoforno 2 e allo stato di ottemperanza delle prescrizioni”.

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