LECCE- Come sono stati spesi, dal 2012 a oggi, i soldi che il Comune di Lecce ha incassato con la tassa di soggiorno? Lo ha chiesto in Commissione Bilancio a Palazzo Carafa Adriana Poli Bortone. Si è verificato che si tratta di un gettito annuo di oltre oltre 630mila euro che, per legge, deve essere destinato ad attività di sostegno a turismo e cultura. Sono stati chiamati gli uffici di ragioneria per conoscere l’utilizzo nel dettaglio e si è preso atto che il Comune di Lecce non si è mai dotato dell’apposito regolamento, che invece è previsto dalla legge, la quale impone che il consiglio comunale ne deliberi uno ad hoc entro sei mesi dall’adozione. Cosa che, a Lecce, fino a oggi, è emerso in commissione, non sarebbe mai stata fatta. L’imposta viene corrisposta per ogni pernottamento nelle strutture ricettive ubicate nel territorio del Comune di Lecce, fino ad un massimo di 5 pernottamenti consecutivi.È soggetta all’imposta la persona fisica che pernotta nelle strutture ricettive e non risulta iscritta all’anagrafe del Comune.
Per previsione legislativa, l’imposta è destinata a finanziare “gli interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, la manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali, nonché i relativi servizi pubblici locali”. Va da sé che le maglie entro cui ci si muove sono molto larghe. Per questo serve un regolamento preciso che dia indirizzi altrettanto precisi per spendere quei soldi. Che comunque sono stati impiegati dal Comune per diverse attività utili, quali, ad esempio, i servizi di custodia -affidati a Lupiae- di alcuni immobili storici cittadini. E ora, in commissione, all’unanimità (d’accordo con Poli, Antonio Rotundo e presidente Giannotta) è stato deciso di adottarne uno. Che sarà approvato dal consiglio comunale.