Cronaca

“Fernando la galera se la mangia a colazione”, così parlava il boss di Carmiano

CARMIANO- “Salutami tutti quanti, salutami..oh Fernando è incazzato nero, però sta bene…tu diglielo…Fernando la galera se la mangia a colazione, a pranzo e a cena, però è incazzato nero perché non se l’aspettava questa”. È il 6 febbraio 2018 e così parla alla moglie Fernando Nocera, il presunto capo indiscusso del sodalizio mafioso smantellato nelle scorse ore a Carmiano e dintorni. Il colloquio viene registrato dopo il suo arresto del 18 gennaio, inatteso a quanto pare: quel provvedimento di custodia cautelare in carcere era arrivato da Napoli, dopo le indagini della Guardia di Finanza partenopea che gli contestava l’approvvigionamento di 40 chili di hashish da un gruppo operante a San Giuseppe Vesuviano.

È il messaggio che la donna, Livia Comelli, tra le 22 persone arrestate nel blitz antimafia del Ros, dovrà recapitare ai “ragazzi”, i luogotenenti, che devono preoccuparsi di gestire gli affari illeciti in assenza dello “zio” come pure di dare sostentamento alla sua famiglia e alla sua amante, Giuliana Cuna, anche lei finita in carcere. “I ragazzi? Come stanno? Si comportano bene? Ti sono vicini? Vengono?”, chiede alla consorte.

62 anni, cerignolano trapiantato a Carmiano alla fine degli anni ’80 assieme alla moglie, originaria di Udine, Fernando Nocera, per gli inquirenti, appartiene alla Scu già a partire dal 1993, agendo prima al fianco di Angelo Saponaro, allo referente in zona per il clan Tornese, e poi, dopo l’ergastolo inflitto a quest’ultimo, nel suo ruolo. Nel 2000 è giunta la sua condanna definitiva per associazione mafiosa: scarcerato nel 2008, sarebbe tornato in pista confermando il suo ruolo di capo indiscusso, stando alle risultanze dell’operazione Armonica e alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Uno alla vecchia maniera, uno per cui il pentimento non è contemplato:Devono imparare da me, devono farsi la galera … non gli piace la caramella? …però mai mai mai e poi mai, anzi suicido, faccio prima …”.

Vuole rimarcare il suo ruolo di guida insostituibile, Nocera, facendo pervenire i messaggi al resto del gruppo per il tramite soprattutto delle sue due donne. La moglie gli fa sapere che nei giorni successivi al suo arresto “c’era la processione a casa”, cioè un viavai di persone che erano andate a trovarla. Si preoccupavano di tutto i suoi presunti collaboratori: pagare le bollette, spese per trasloco, ovviamente le spese legali e il sostentamento durante la sua detenzione. E alla richiesta di altro denaro al gruppo, la moglie, “gridando in casa”, avrebbe chiesto a uno dei “ragazzi” di riferire a Davide Conversano: “E digli una cosa, che Fernando non è morto”.

Per gli inquirenti, è quel Conversano a gestire la cassa comune del gruppo, “con estrema oculatezza, in considerazione delle cospicue spese registrate con lo stato detentivo di non pochi affiliati”: “Mentalmente proprio non ce la sto facendo proprio più, ora sta cominciando a diventare pure fisicamente…non ce la sto facendo proprio più…ora mi scappano le lacrime, ora mi metto a piangere”. Ma regge, anche alla voglia di “farsi una botta”, usare stupefacenti, cosa che evita perché “tengo responsabilità”, dice a un soggetto rimasto sconosciuto e a cui intima di non fare più uso di droga.

28 anni, Davide Conversano, assieme al fratello Matteo di due anni più grande, stando all’inchiesta, assume la direzione del gruppo quando Nocera viene arrestato, per rimanere operativi su droga, estorsioni, attentati dinamitardi. Per curare i rapporti con altri sodalizi, un ruolo chiave lo avrebbe rivestito Gabriele Pellè, già condannato per associazione mafiosa in quanto affiliato al clan Cerfeda di Lecce.

Digli a tutti quanti di venire così li vedo. Se Matteo è tornato fallo venire, mercoledì, però fai venire tutti gli altri, hai capito? Mandalo a dire!”. A parlare è sempre Nocera, intercettato in un altro colloquio in carcere con la moglie: tutti dovranno farsi vedere all’udienza che si terrà in Tribunale e nella quale dovrà difendersi dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore. Tra il pubblico, annotano i carabinieri della stazione di Carmiano, c’erano Davide Conversano, Stefano Garofalo e Andrea Visconti, tutti giovani carmianesi e tutti arrestati. È sempre durante un colloquio di qualche giorno dopo con la consorte che Nocera ribadisce il suo spessore criminale, commentando il fatto che a Matteo Conversano (arrestato il 21 marzo 2018) avessero ritrovato in casa delle armi: “Mi ha scritto…sono cose che succedono…quali cose succedono? Io in 30 anni manco una…hanno trovato a me…mai…troppa sicurezza, no, tante volte vedi a cosa porta?”.

 

Tiziana Colluto

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