BRINDISI – Approfittando del proprio ruolo, delle conoscenze e competenze maturate, è stato individuato come l’organizzatore delle truffe in proprio e per i propri familiari nonché in favore di altri soggetti. È quanto comunica la guardia di finanza brindisina all’esito di un’indagine culminata nei domiciliari per un 42enne del posto. L’uomo, agronomo, è un consigliere dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Brindisi nonché già responsabile a livello provinciale di una organizzazione di categoria che gestisce Centri di Assistenza Agricola.
La truffa era finalizzata a captare indebitamente fondi comunitari. Per i beni dell’uomo è scatatto anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria.
Le truffe sono state commesse eludendo con artifizi e raggiri la normativa del settore. Ad esempio l’accesso ai contributi può avvenire acquistandoli a prezzo di mercato oppure a titolo gratuito attingendoli dalla “Riserva Nazionale Titoli”, alla quale possono accedere, però, soltanto i giovani agricoltori (di età inferiore a 40 anni) ed i nuovi agricoltori. Ebbene facendo figurare falsamente persone in età avanzata quali nuovi agricoltori sono stati ottenuti in modo fraudolento e gratuito titoli ai quali non si aveva diritto. I titoli ottenuti venivano successivamente trasferiti ad altri soggetti, ovvero, erano gli stessi truffatori a beneficiarne, sia direttamente che per il tramite di teste di legno.
Il sostegno al reddito viene erogato proprio sulla base del possesso da parte dell’agricoltore di quei “titoli” (diritti all’aiuto) posseduti dall’agricoltore.
Altri soggetti diversi da quelli che hanno percepito i contributi sono stati reclutati dall’agronomo perché concedessero la disponibilità fittizia di terreni proprio nel periodo di presentazione delle domande di accesso ai fondi comunitari.
Per questo oltre al provvedimento cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’agronomo, lo stesso G.I.P. del Tribunale di Brindisi ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria del profitto diretto dei reati contestati a carico di 15 indagati, per un valore di quasi 400 mila euro.