Cronaca

La cavalcata del clan Tornese e i rapporti con la ‘Ndrangheta

LECCE- Sul territorio leccese sono in corso movimenti tettonici che portano a ridisegnare la mappa delle influenze criminali, anche a causa dello sfaldamento delle storiche frange della Scu dovuta all’azione di contrasto e alle indicazioni arrivate dai nuovi collaboratori di giustizia.

Si continua a registrare la perseverante attività criminale dei boss storici, che attraverso “parenti, luogotenenti liberi, fra cui anche mogli e compagne, riuscirebbero a mantenere l’ordine mafioso condividendo la gestione delle attività illecite”, soprattutto traffico di sostanze stupefacenti e racket estorsivo. Emerge dalla nuova relazione della Dia.

A galoppare sul territorio della provincia di Lecce è soprattutto il clan Tornese, il cui “attivismo criminale” rimane evidente “sull’intero circondario salentino”: “da Monteroni di Lecce risulta egemone, tramite propri fiduciari, anche nei territori di Guagnano, Carmiano, Veglie, Leverano, Arnesano, Porto Cesareo e Sant’Isidoro”. Ma non si accontenta: come svelato dall’inchiesta “Labirinto”, si è esteso fino alla zona jonica di Gallipoli, un tempo feudo dei Padovano, “dimostrando una efferata attitudine a riciclare e reinvestire i lucrosi proventi delle attività illecite nel settore ittico e turistico-alberghiero (bar, ristoranti e attività ricettive in genere)”. Un presunto ruolo di primo piano lo avrebbe assunto il gruppo Politi, “che vanta contatti con esponenti di spicco della cosca ‘ndranghetista “Mammoliti” di San Luca (RC)”.

I Tornese appoggerebbero, inoltre, anche la consorteria Briganti nel capoluogo, in grado di mantenere la sua leadership nonostante il colpi inferti dalla magistratura, così come il clan Pepe, sempre a Lecce. Nel resto della provincia, i clan Pellegrino- De Tommasi, tra Squinzano, Trepuzzi e Campi, hanno dimostrato capacità di infiltrarsi nel circuito dell’economia legale; particolarmente radicata e strutturata la frangia dei Coluccia, a Galatina e dintorni. Invece, “sulla fascia jonica non si esclude una rimodulazione degli equilibri criminali anche a seguito della decisione di un boss del clan Montedoro di collaborare con la giustizia”.

 

t.c.

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