Cronaca

A Taranto pax mafiosa pronta a saltare, a Brindisi nuovi “gangster” vs vecchi boss

TARANTO/BRINDISI- La pax mafiosa che sta caratterizzando la provincia di Taranto potrebbe presto saltare: “la fase di quiete criminale potrebbe, in prospettiva, essere minata dalla scarcerazione di alcuni elementi di spicco della criminalità organizzata che, tornati in libertà, potrebbero riorganizzarsi e stabilire nuove alleanze”. Il patto di non belligeranza in corso, comunque, non ha impedito il concretizzarsi di episodi intimidatori e di ritorsione, specie nel capoluogo ionico, dove alle figure criminali storiche si affiancano diverse, nuove formazioni delinquenziali, molte delle quali a connotazione mafiosa, desiderose di ritagliarsi autonomi e maggiori spazi di manovra nei traffici di droga e nelle estorsioni.

Secondo la Dia, è in tale quadro che “vanno inquadrati i numerosi rinvenimenti e sequestri di armi e munizioni effettuati in città, custoditi a volte da incensurati, anche a dimostrazione della fitta rete di fiancheggiatori a disposizione della criminalità organizzata tarantina”.

I gruppi malavitosi si spartiscono la città di Taranto in base a rioni e quartieri, con la città vecchia in mano ai Pizzolla e Taurino; Paolo VI e Borgo dominio dei Ciaccia e Modeo, ma anche dei Diodato; i Tamburi culla dei Sambito; Salinella degli Scarci, mentre i clan Catapano e Leone sono presenti nei quartieri di Talsano, Tramontone e San Vito.

Sgomitano tutti, ma ancora non sono in grado di scalzare le consorterie storiche, i D’Oronzo De Vitis, i Ricciardi, i Cesario, i Cicala, i Pascali e i Di Pierro. I vecchi boss detengono soprattutto il controllo del traffico di droga e delle estorsioni, a volte anche direttamente dalle carceri. Non va meglio in provincia di Taranto, dove le consorterie si aiutano a vicenda in un evidente mutuo soccorso.

Anche nel Brindisino, resta in sella la vecchia guardia: i capi storici, anche se dietro le sbarre, tendono a gestire le attività criminali realizzate nei rispettivi territori attraverso parenti e affiliati in libertà. E questo sebbene le “nuove leve si mostrano fortemente determinate a organizzare nuovi gruppi di tipo gangsteristico, per acquisire nuovi spazi d’azione”. Il core business resta fatto di estorsioni, rapine e traffici di stupefacenti. Minorenni e donne sono spesso impiegati nello spaccio ma anche nel recupero dei crediti derivanti dalla vendita di droga. Nella città capoluogo, dominano sempre i gruppi Brandi e Morleo, mentre i Bruno controllano il mercato della droga a Torre Santa Susanna. Continua anche qui la pax mafiosa voluta dai due schieramenti, un tempo antagonisti, dei mesagnesi (gruppi Rogoli, Campana, Vitale, Pasimeni e Vicentino) e dei tuturanesi (gruppo Buccarella). La cessazione delle ostilità tra i due sodalizi ha portato ad una condivisione degli interessi criminali.

La parte meridionale della provincia brindisina intrattiene relazioni d’affari con le bande e i personaggi della mala del nord Leccese. Il Porto continua a costituire uno snodo nevralgico per l’importazione di merci contraffatte da smerciare in Italia o altri Paesi europei.

 

t.c.

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