Attualità

Dehors sul lungomare: altro sì del Consiglio di Stato

OTRANTO- La Soprintendenza aveva negato al ristorante l’autorizzazione a installare il dehor progettato; il Consiglio di Stato, invece, dice sì. Nello specifico, è il caso del Ristorante Retrogusto, con sede all’interno dello storico Hotel Miramare sul lungomare di Otranto. La Soprintendenza lo aveva bocciato ritenendolo illegittimo per ubicazione, tipologia, soluzioni costruttive, materiali e finiture, sul presupposto che il relativo modello-tipo, previsto dal regolamento comunale per l’arredo urbano, fosse stato approvato senza il coinvolgimento della Soprintendenza stessa e, quindi, in violazione dell’art. 52 del Codice del Paesaggio che presupporrebbe tale intesa. “Il Comune -spiega l’avv. Mauro Finocchito- era stato obbligato a conformarsi al parere vincolante del soprintendente tempestivamente reso e aveva negato, pertanto, l’autorizzazione paesaggistica. Da qui il ricorso del titolare del Ristorante al Tar Lecce. I giudici amministrativi lo hanno accolto. A seguire, c’è stato l’appello della Soprintendenza al Consiglio di Stato, il quale pure ha appena ritenuto fondate le tesi del legale, confermando la correttezza della sentenza del Tar e il conseguente diritto del ristorantea installare il dehor. Tutto nell’ordinario, si direbbe. Se non fosse -continua l’avvocato- che, nella stessa udienza è stato invece accolto l’appello della Soprintendenza proposto contro una pizzeria otrantina, con conseguente pronuncia di annullamento dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata per il dehor a favore di tale esercizio; pronuncia nei confronti della quale il difensore ha già preannunciato ricorso per revocazione al Consiglio di Stato.

Stesse strutture, decisioni diverse -dice- E anche luoghi di diversa sensibilità paesaggistica, si potrebbe obiettare. Vero, forse. Ma appare difficile giustificare all’interno dello stesso comune situazioni a “macchia di leopardo”. Con alcuni esercenti più attrezzati a proteggere gli avventori dalle frequenti brezze della costa adriatica e altri impossibilitati a farlo. Disparità di trattamento davvero difficili da comprendere ai più, che si traducono in ingiuste discriminazioni tra i diversi esercenti della medesima città”.

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