Cronaca

Case popolari, in aula l’accusatore: minacce di morte prima dell’udienza

LECCE-Entra nel vivo il processo sulle “case popolari“. In Aula Bunker, davanti alla Corte presieduta dal giudice Pietro Baffa molti degli imputati noti: Attilio Monosi, Luca Pasqualini, Antonio Torricelli, funzionari del Comune di Lecce accusati, tra l’altro, di aver dispensato favori agli inquilini delle case popolari in cambio di voti. È stata l’udienza che ha visto sul banco dei testimoni Piero Scatigna, l’uomo che ha messo in moto l’indagine della Procura e della guardia di finanza denunciando il presunto malaffare nella gestione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica gestiti dal Comune di Lecce. Fu lui a denunciare dopo una violenta aggressione. In aula Scatigna, rispondendo alle domande del pm Roberta Licci, ha ricostruito e confermato quanto messo nero su bianco nelle sue denunce: dall’occupazione abusiva di un alloggio popolare in piazzale Cuneo, nel 2004, sotto indicazione di Raffaele Guido, dipendente Iacp, per tramite di un altro abusivo, ad una conseguente indicazione sul voto per le Regionali del 2005. Dalla richiesta di sanatoria mai concessa per quella casa che nel frattempo viene assegnata ad un’altra inquilina, sino allo sfratto. Ha raccontato di come gli abusivi fossero riuniti in un comitato e degli incontri che a volte avvenivano alla presenza dell’ex assessore alla Casa Monosi; della decisione di denunciare Guido e delle pressione subite per ritirare la querela sino a quando, all’indomani delle prime perquisizioni della finanza a Palazzo Carafa, viene convocato con un messaggio nell’abitazione di Giorgilorio del suo datore di lavoro. Qui, il 9 giugno del 2015 è vittima di un agguato. In casa ad aspettarlo ci sono Umberto Nicoletti, Nico Pinto e Andrea Santoro insieme ad altri due giovani che non conosce. Lo chiamano “infame”, lo incalzano affinché ritiri la denuncia, lo picchiano con calci e pugni. Poi viene lasciato andare. In quell’occasione racconta di aver visto due pistole.

Ha paura e decide di denunciare tutto. I suoi presunti aggressori vengono arrestati nel corso del blitz del 7 settembre 2018 insieme agli altri. Minacce che, come ha raccontato, sono continuate nel tempo tanto da essere stato costretto a lasciare Lecce e che continuano ancora oggi. Agli inquirenti ha parlato di come qualcuno, poche ore prima dell’udienza che lo vedeva come testimone, avesse avvicinato la sue ex moglie parlando di lui come una persona ormai segnata. Minacce di morte quindi, secondo il pm. E poi le dichiarazioni sui suoi rapporti con gli ex assessori, sugli interessamenti di questi nelle vicende degli inquilini, sulle continue richieste di ottenere una sanatoria per quell’appartamento che invece viene, secondo quella che qualcuno definisce un’assegnazione “anomala”, destinato ad un’altra persona. Tante le domande degli avvocati difensori che hanno provato a smontare le sue dichiarazioni. L’udienza è stata aggiornata al 26 luglio prossimo. Sarà la volta di Sandra Zappatore, direttore di Arca Sud, più volte sentita come persona informata dei fatti nel corso nell’inchiesta, la prima ad aver raccolto le denunce di Scatigna. Il suo ascolto, previsto per oggi, è stato rinviato a quella data.

M.C.

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