CronacaPolitica

“Riorganizzazione del partito fascista”, quattro salentini indagati a Bari

BARI- Le accuse sono pesanti e sono gli articoli 1 e 5 della Legge Scelba: riorganizzazione del disciolto partito fascista e partecipazione a pubbliche riunioni compiendo manifestazioni usuali del Pnf. Si contesta, in particolare, l’aver “attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica”. Ci sono anche quattro salentini tra i 28 indagati, tutti militanti di Casapound, per l’aggressione al corteo antifascista tenutosi a Bari il 21 settembre scorso. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato nelle scorse ore.

Tra gli altri, oltre alla candidata alle Europee Lucia Picicci, all’undicesimo posto della lista di CasaPound-Destre Unite per la circoscrizione sud, ci sono due leccesi e due brindisini. Si tratta di Ilario Mazzotta, 21enne di Veglie, candidato con la lista Icaro alle elezioni del Consiglio degli studenti dell’Università del Salento dello scorso anno. Di Carmiano, invece, è il 25enne Matteo Verdoscia. I due brindisini sono Alessandro Cavallo, 22enne di Ostuni, e Roberto Stivali, 48enne di Ceglie Messapica.

Mazzotta e Stivali sono accusati anche di aver usato armi (sfollagente, manubri da palestra, manganello telescopico, cintura dei pantaloni) per aggredire almeno quattro persone, che hanno riportato lesioni, e altre non ancora identificate. E di averlo fatto anche con premeditazione, “avendo organizzato l’aggressione in un periodo precedente alla manifestazione con raccolta di armi e organizzazione di uomini”. Nella sede di via Eritrea a Bari, che resta sotto sequestro e, stando a quanto scritto dai magistrati, solitamente frequentata da pochi militanti, quella sera c’erano almeno 30 persone, la metà delle quali provenienti da altre province pugliesi.
Nell’aggressione rimasero feriti anche Giacomo Petrelli di Alternativa Comunista, Antonio Perillo, assistente parlamentare dell’eurodeputata Eleonora Forenza che era lì presente, e Claudio Riccio di Sinistra Italiana.

A Mazzotta, in particolare, viene contestato il secondo episodio: dalle immagini di telecamere di videosorveglianza, si nota lui uscire di corsa da via Eritrea e, alla vista di un secondo gruppo di manifestanti antifascisti, “con ampi gesti della mano” avrebbe richiamato l’attenzione degli altri militanti di Casapound, colpendo poi con calci e pugni, assieme ad altri tra cui il cegliese Stivali, l’esponente di Alternativa Comunista Giacomo Petrelli. A casa di Mazzotta, poi, sono stati sequestrati materiali “riconducibili all’ideologia dell’estrema destra”, cioè “adesivi di Casapound e volantini recanti lo slogan ‘Devoti alla vittoria’”.

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