LECCE- Il rischio rivolta è pesante, anche perchè nel mirino di una parte del Movimento 5 Stelle ci è finito il portale ideato dal suo stesso leader, Davide Casaleggio. Tra i parlamentari che non ci stanno c’è Veronica Giannone, deputata leccese, che arriva dritta al punto: “Urge chiarezza e trasparenza, in ballo c’è la privacy degli iscritti”.
Andiamo con ordine. L’inchiesta pubblicata dal Giornale ha svelato che solo un parlamentare su cinque a febbraio ha pagato i 300 euro a Rousseau. Più nel dettaglio nei primi due mesi dell’anno meno di uno su cinque (61 su un totale di oltre 330) hanno versato regolarmente i 300 euro al mese che tengono in vita la piattaforma. Non un semplice ritardo, ma la punta dell’iceberg di una crisi ben più profonda che sembrerebbe rimettere in discussione i due cavalli di battaglia per eccellenza del Movimento: la trasparenza e la partecipazione.
I versamenti mancanti riguardano anche molti big: da Luigi Di Maio ai ministri Giulia Grillo e Danilo Toninelli, alla vice presidente del Senato Paola Taverna. Il rischio temuto è quello schedatura, temendo sulla gestione dei propri dati personali, come la stessa Giannone spiega.
Alcuni parlamentari hanno avviato approfondimenti legali per capire come bloccare il pagamento. Il nodo è che l’iscrizione rientra tra gli obblighi nel regolamento interno del Movimento. E questo nonostante l’evidente conflitto di interessi tra i ruoli rivestitri dallo stesso Casaleggio: sia presidente che tesoriere dell’associazione Rousseau e socio fondatore del M5s. In attesa di chiarimenti, dunque, i dissidenti continueranno a non versare. “Ho chiesto tante volte invano spiegazioni sui problemi della piattaforma – conclude la Giannone- Se fosse vero che ci sono fascicoli su di noi, sarebbe un dato preoccupante”