Attualità

Asilo “abusivo” o parentale? Il Comune approfondisce. L’esperto: “Stessi obblighi igienico-sanitari”

LECCE – Sull’asilo reputato “abusivo” adesso il Comune di Lecce interroga l’Ufficio Scolastico Provinciale. Per l’associazione trattasi “di una scuola parentale con obblighi. Ma l’esperto smentisce. 

LECCE –  Un asilo chiuso e una serie di interrogativi aperti sui quali il Comune di Lecce adesso ha scelto di chiedere delucidazioni all’Ufficio scolastico provinciale. Torniamo ad occuparci della struttura gestita dall’associazione “Oro della Fenice Group” in Via Bellavista a Lecce e per la quale il 28 marzo, con un’ordinanza prefettizia, il Comune ha disposto la sospensione immediata delle attività. I genitori e il legale rappresentante dell’associazione, Antonio Ciarnò, hanno chiesto ed ottenuto un incontro a Palazzo Carafa. Obiettivo: illustrare il proprio progetto, quello di scuola cosidetta “parentale” e per la quale, a dire dell’associazione, non varrebbero gli stessi obblighi previsti per le scuole pubbliche o private. Quegli stessi obblighi che, stando all’ordinanza, in quella struttura sono risultati inottemperati anche da un punto di vista igienico-sanitario e strutturale.

In attesa che l’Ufficio Scolastico risponda agli interrogativi del Comune, abbiamo interpellato l’avvocato Gabriele Bordoni, dell’omonimo studio legale di Bologna, ed esperto in materia. Da sette anni membro del Comitato Scientifico della Fondazione Forense Bolognese, tiene seminari interdisciplinari, su temi di attualità giuridica e pratica giudiziaria. Tante, di fatto, le interviste rilasciate sul tema.

È a lui che affidiamo i nodi da sciogliere sull’istruzione parentale prendendo le mosse dal caso Lecce. E lo facciamo partendo dalle contestazioni mosse dalla Asl.Gli obblighi igienico-sanitari – spiega l’avvocato – valgono per tutte le scuole, anche per quelle parentali. I parametri di riferimento e le regole base sono le stesse. La scuola parentale non è un qualcosa di avulso dalla società e trova un riferimento normativo in quelle che sono le regole della scolarità in generale. Questo è evidente e innegabile: i riferimenti sanitari, di sicurezza e igienici valgono allo stesso modo per tutti”.  Dunque su quanto contestato dal dipartimento prevenzione della Asl i nodi da sciogliere sembrerebbero ben pochi. I requisiti igienico sanitari non sono opinabili.

Passando alle contestazioni mosse dal Comune, in primis l’assenza di autorizzazione a svolgere attività di tipo scolastico, il legale è chiaro: “Non serve una vera e propria autorizzazione. Stando alla normativa, bisogna comunicare il progetto che si è inteso intraprendere alla direzione didattica della scuola pubblica di prossimità e al Comune. Bisogna segnalare quello che si sta facendo anche sul piano dei riferimenti amministrativi in generale, normalmente presidiati dal Comune e dalle sue emanazioni”. L’interrogativo che ne deriva è scontato: la comunicazione c’era ed è “sfuggita” al Comune o non c’è mai stata?

Ultimo nodo da sciogliere, la mancata iscrizione dell’associazione al “Catalogo telematico dell’offerta dei servizi per minori della Regione Puglia”. Su questo, il vuoto normativo non aiuta tant’è che “non credo -spiega l’avvocato- che ci si possa esprimere né in un senso né nell’altro. La normativa rimanda determinati aspetti ai regolamenti regionali”.

Insomma quello che l’avvocato Bordoni tiene a sottolineare, anche e soprattutto a tutela di un progetto che ha i suoi presupposti nella legalità, è chiaro: “Bisogna che chi si cimenta in questa tipologia di approccio didattico innovativo lo faccia con grande attenzione verso i criteri previsti da sempre e che mirano alla tutela dei bambini. Diversamente si rischia di inciampare con effetti negativi che si ripercuotono su tutto il fenomeno in assoluto“.

Erica Fiore

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