AmbienteCronaca

Ombre cinesi sul fotovoltaico, TeleRama vince la causa da 220 mila euro

BARCELLONA POZZO DI GOTTO – Un’inchiesta che risale al dicembre 2010, poi un processo lungo sei anni in sede civile, con una richiesta di risarcimento danni pari a 220mila euro a carico dei colleghi Tiziana Colluto e Danilo Lupo: il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, chiude, in primo grado, la lunga controversia giudiziaria sulla puntata dell’Indiano di Telerama relativa alle “Ombre cinesi sul sole di Brindisi”, la prima ricostruzione approfondita su quanto accaduto con l’affare fotovoltaico nel Salento e in provincia di Brindisi in particolare, ciò da cui sono scaturite anche le inchieste della magistratura. Un capitolo importante della battaglia sull’Ambiente, una delle dieci portate avanti da questa emittente.

Nell’ultima udienza, tenutasi giovedì 4 aprile, il giudice Giuseppe Lo Presti ha pronunciato la sentenza con cui ritiene infondate le richieste di Roberto Saija che ha ritenuto di essere stato leso nella sua privacy, identità personale, onore e reputazione personale e professionale e, oltre al risarcimento del danno, ha anche chiesto la rimozione del video della puntata pubblicato sul web.

Saija era uno dei nomi che ricorrevano spesso in calce alle richieste di permessi avanzate da diverse società energetiche. Come dimostrato, carte alle mano, dalla ricostruzione fatta dai nostri colleghi, quelle società sono risultate essere collegate tra loro in un fitto reticolato di imprese che sgorgava da un fondo di investimenti lussemburghese, il famoso Global Solar Fund. Questo in seguito ad un accordo internazionale tra governo italiano e quello cinese.

Avv. Raffaele Colluto

Articolata e minuziosa la difesa dell’avvocato Raffaele Colluto, che ha assistito i giornalisti assieme al collega Angelo Benedetto.

Per il giudice Lo Presti, dall’atto di citazione non si evince, innanzitutto, “quali siano le conseguenze negative” per Saija sul piano patrimoniale e “non vi è prova di alcuna conseguenza pregiudizievole da liquidare” nemmeno sotto il profilo non patrimoniale.

Il magistrato accoglie le tesi degli avvocati Colluto e Benedetto e riconosce il lavoro svolto da Telerama: “L’esame della copiosa documentazione allegata tempestivamente dai convenuti (come le tante visure camerali, ndr) dà prova che il diritto di cronaca è stato esercitato nei limiti indicati dalla giurisprudenza di legittimità, senza che vi sia stato abuso dell’immagine altrui”.

Si rimarca l’utilizzo da parte dei giornalisti di un linguaggio continente all’interno di un reportage di un’ora e mezza molto più articolato e che “trova ampia e sicura giustificazione nell’interesse pubblico alla conoscenza” di quei fatti, alla luce sia della “crescente sensibilità dell’opinione pubblica verso la tutela dell’ambiente, sia per favorire una più ampia riflessione sull’impatto di tali nuove tecnologie sul piano economico”.

Insomma, nessuna diffamazione nei confronti di Saija ma “semmai – scrive il giudice – una velata critica all’indifferenza della politica rispetto alle situazioni denunciate dai cronisti”.

Ecco perché non solo sono state rigettate le domande di Saija, ma quest’ultimo è stato anche condannato alle spese processuali in favore dei giornalisti per circa 8mila euro.

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