Politica

Salvemini inaugura il suo comitato: “Il centrodestra non decide più il futuro di Lecce”

LECCE – Ha aperto questa sera il comitato elettorale per Carlo Salvemini sindaco di Lecce.  All’angolo tra Viale Japigia e Via Lupiae.

“Oggi abbiamo ricevuto una grande spinta emotiva – ha detto Alessandro Delli Noci – partecipiamo a una campagna elettorale in cui ognuno di noi sta dando quello che può per costruire la città del futuro. La dicotomia che affronteremo e che dobbiamo spiegare è quella della distinzione non tra blocchi di potere, ma tra passato e futuro. Questa è la distinzione che io vedo e che la gente percepisce. Dall’altra parte litigio continuo. La voglia di confrontarsi, di accogliere pensieri diversi per un progetto di città. Ringrazio Carlo per essere stato capace di costruire una sola grande comunità che vuole arrivare a governare la cosa pubblica come servizio. Questa è una sfida che Lecce non può permettersi di perdere”.

“Nel nostro progetto politico non mettiamo al centro noi stessi, ma gli altri, i cittadini di Lecce – ha detto Carlo Salvemini – Noi non siamo una classe dirigente che ha la preoccupazione di  mostrarsi, di apparire, che passa le giornate a chiedersi “cosa devo dire oggi”. Noi ci chiediamo “cosa posso fare per gli altri”. E questa pensiamo sia una differenza enorme di approccio al governo della cosa pubblica.

Nella composizione delle liste e nella scelta dei nostri 250 candidati, al momento, abbiamo lavorato per aggregare e non per dividere, per condividere e non per disperdersi, per unire e non per separarsi. Ad oggi oltre ai candidati abbiamo 800 persone circa che hanno mandato un messaggio al numero di telefono della nostra campagna e ogni giorno lavorano per noi in città. Una forza silenziosa che bussa alle case, prende per mano i colleghi di lavoro, porta il materiale e lo distribuisce e rappresenta la spina dorsale della nostra campagna.

Qualcuno che ha un po’ di memoria politica può confermare che mai era accaduto in questa città che i leader del centrodestra parlando ai giornalisti rivolgessero ai propri alleati messaggi di incoraggiamento per dire, che ‘non è detto che Salvemini abbia già vinto’. È la prima volta che in questa città la vecchia classe dirigente si mostra consapevole di non essere più il decisore esclusivo dei destini della città. E quindi ricorre a strategie consumate, come quella di esibire muscolarmente l’annuncio di una moltitudine di liste. Però poi ci sono altri indicatori che invece trasferiscono l’idea di una comunità lacerata, divisa, rancorosa, di una comunità prigioniera della propria storia, chiusa dentro il proprio passato. Ostaggio delle proprie vanità. In crisi per la perdita della centralità di un tempo.  Provano naturalmente tirarmi per i capelli in polemiche, sostengono che questa città in 18 mesi è sprofondata nel buio e nelle tenebre. Il messaggio politico che rivolgono a 100mila concittadini, 70mila elettori, che chiedono risposte, lo condensano nell’espressione ‘bisogna togliere questa città alla sinistra’. Capite bene che c’è qualcosa che è molto più appassionante per noi che preoccuparsi di contenuti di questo genere.

Oggi il campo da gioco è tra passato e futuro. Tra un “patto di potere”, come è stato definito non da noi, e quello che a noi interessa instaurare in città: un patto di cittadinanza tra amministrazione e cittadini. Ma noi non dividiamo la città in un noi e loro, a noi non piacciono le tifoserie. Noi ci presentiamo con la parola Insieme. E includiamo anche chi non ci ha votato la volta scorsa e chi non ci voterà questa volta. Perché siamo orgogliosi di aver aperto la porte della città a tutti. E nessuno dei miei assessori e consiglieri ha mai chiesto o preteso di sapere dal suo interlocutore se ci avesse votato o meno.  Con Alessandro ci siamo detti che occorre continuare, per garantire al Comune di Lecce l’alternanza. Quando siamo andati al governo siamo stati percepiti come occupanti abusivi di Palazzo Carafa, perché ci vogliono più di 18 mesi per ribadire principi elementari di trasparenza, separazione di funzioni tra indirizzo e gestione. Ci vuole un orizzonte più lungo ed è questo ci ha spinti ad affrontare questa nuova esperienza. Non potevamo lasciare le cose a metà. Non volevamo che questo nostro impegno potesse essere così, brutalmente interrotto per 360 voti, quelli che mancarono nel 2017 per garantirci il premio di maggioranza. Per questo da qui al 26 maggio ogni giorno è buono per portare a casa un voto in più rispetto ai nostri avversari. Lo faremo stando per strada, dove la gente ci incoraggia, ci vede, ci trasmette grande fiducia.  Noi, da qui al 27, continueremo a dire che i nostri avversari non sono le persone ma i problemi di Lecce, continueremo a dire che vogliamo andare avanti insieme, perché indietro non si torna”.

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