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Lotta all’autismo con le armi spuntate: bimbi in lista d’attesa per dieci mesi

LECCE- Le liste d’attesa si sono ridotte dagli iniziali 18 mesi, ma restano comunque lunghe, troppo lunghe, soprattutto perché si tratta di bambini. Gli operatori della Asl di Lecce sono costretti ad affrontare la grande complessità dell’autismo con le armi spuntate. Dopo la prima visita, per la quale i tempi di attesa vanno dai tre ai sei mesi, i piccoli pazienti sono costretti ad attendere dieci mesi per la definizione del profilo clinico funzionale. Nel frattempo possono sì iniziare le terapie, ma i quattro poli di Lecce, Maglie, Gagliano e Nardò sono letteralmente ingolfati.

I numeri continuano a crescere: attualmente nella Asl di Lecce sono trattati 350 casi di autismo, tutti minori tranne 15 adulti. Rientrano tra i 5mila pazienti seguiti nel complesso dall’Unità di Neuropsichiatria infantile ma il dato è fortemente sottostimato, secondo la stessa Asl: se vent’anni fa l’autismo era considerata una malattia rara, oggi in Italia si stima ne sia affetto un bambino su 80 o uno su 100 (negli Usa, studi confermano 1 su 59). Questo significa che si ha difficoltà a intercettare il disagio o che in molti vanno fuori o non seguono i servizi Asl.

E questo è dovuto anche e soprattutto al fatto che il personale in questo ambito registra una carenza più che cronica. “Manca tutto, è stato aggiunto anche il Centro Autismo Territoriale, ma siamo sempre noi, che già eravamo in forze ridotte”, dice Angelo Massagli, neuropsichiatra infantile che coordina il centro, struttura creata con regolamento regionale del 2016. Dalla sua nascita, infatti, il Cat è costretto a lavorare a regime ridotto, solo due volte a settimana, e senza un solo lavoratore destinato a ciò, nonostante la pianta organica delineata a monte che prevedeva l’assegnazione a tempo pieno di due neuropsichiatri infantili, due psicologi, un assistente sociale, un infermiere, un amministrativo, oltre a logoterapisti e terapisti della neuropsicomotricità. Il personale impiegato in questo centro unico per tutta la Asl e che, come detto, funziona solo due volte a settimana, viene smistato qui da altre strutture, il che non consente una organizzazione stabile dell’attività. Di questo si è discusso anche ieri nell’ambito dell’audizione nella terza commissione del Consiglio regionale.

Nei quattro poli che ci sono in provincia (Lecce- Martano- Campi; Nardò- Galatina; Maglie- Casarano- Gallipoli; Gagliano- Poggiardo), poi, si devono fare i conti già con lacune molto ampie: “si hanno solo quattro neuropsichiatri infantili e se ne dovrebbero avere almeno una ventina – spiega Massagli – di terapisti ne sono arrivati due ma ce ne vorrebbero altri dieci, così come per i logoterapisti perché ne abbiamo solo dieci su venti. Mancano anche gli psicologi”.

Tra le situazioni più critiche c’è quella del polo di Gagliano-Poggiardo: una sola terapista della riabilitazione. La Asl si sta attrezzando per bandire nuovi concorsi per neuropsichiatri infantili, ma la situazione al momento è che anche per la prima visita, e per poter dunque avere la diagnosi, i tempi di attesa variano da 3 a 6 mesi. Ed è un tempo prezioso che si perde quando si ha a che fare con bambini che, soprattutto se intercettati in tenerissima età (oggi si fanno diagnosi anche a 18 mesi), possono avere importanti margini di miglioramento.

t.c.

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