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Plafoniere d’oro, per la Finanza spreco da 600mila euro

BARI – L’acquisto delle plafoniere nella nuova sede del Consiglio regionale di Bari, diventato un caso per tutta l’Italia, avrebbe comportato uno spreco di 600mila euro. È il computo fatto dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Finanza. Nei giorni scorsi sono state chiuse le indagini, coordinate dalla Procura della Corte dei conti. Un danno erariale pari a quella cifra è stato ipotizzato dai militari nei confronti di Antonio Pulli, dirigente regionale che, in qualità di responsabile del procedimento, ha adottato la perizia di variante per l’acquisto delle plafoniere.

Sulla questione, in seguito agli esposti dei consiglieri regionali pentastellati, è stato aperto anche un fascicolo per frode in pubbliche forniture in mano al pm Savina Toscani.

Sotto la lente degli investigatori non ci sono tanto i costi delle plafoniere: come si ricorderà, quelle previste, marca Regent, hanno un costo di 637 euro l’una ma la società che ha svolto i lavori ne ha prese altre che costano quasi la metà, da 341 euro l’una, prodotte da un’azienda austriaca, la Zumtobel. E’ l’azienda, infatti, a poter scegliere il modello di plafoniera e non l’ente. Ecco perché il faro si è acceso soprattutto sulle spese accessorie dell’appalto che serviva ad acquistare 1600 plafoniere a led necessarie per sostituire i neon previsti dal progetto del 2010, perché diventate ormai non più a norma.

Il punto è che, trattandosi di un appalto a corpo, chiavi in mano, per le varianti in corso d’opera è previsto un meccanismo diverso: al costo del bene si sommano le spese di trasporto, manodopera, oneri di sicurezza, spese generali e così via, a cui però va applicato sempre il ribasso d’asta con cui l’azienda si è aggiudicata la gara, pari in questo caso al 41,75 per cento. Il tutto assoggettato a Iva.

Secondo la Finanza, nonostante si sia scelto un modello di plafoniera più economico rispetto a quello previsto dalla direzione dei lavori, il ricorso a questo meccanismo di variante ha comunque prodotto uno spreco da 600mila euro.

Ora dovrà essere la Corte dei Conti a capire se il danno erariale effettivamente ci sia stato.

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