Cronaca

Case popolari, Perrone va in Procura e respinge le accuse

LECCE – Ha chiesto di essere ascoltato e ha negato le accuse che gli vengono rivolte. L’ex sindaco di Lecce, Paolo Perrone, dopo aver ricevuto la notifica di conclusione indagini nell’inchiesta sulle case popolari in cambio di voti che ha coinvolto esponenti dell’amministrazione allora retta da lui, è comparso in Procura. Aveva già raccontato la sua verità ai militari della Guardia di Finanza, che hanno condotto le indagini. I legali che lo rappresentano, gli avvocati Giuseppe Corleto e Andrea Sambati, hanno nel frattempo depositato dieci pagine di memorie.

Le indagini sono state chiuse un mese fa dall Procura di Lecce, con i magistrati Roberta Licci e Massimiliano Carducci. 48 complessivamente gli indagati e, tra questi, anche l’ex primo cittadino, con il capo d’imputazione di abuso d’ufficio.

Esclusa, per lui, l’associazione a delinquere, è invece accusato, in concorso con Monosi, Gorgoni e Rollo, di aver assegnato illegittimamente due alloggi.

Uno era un alloggio Erp (edilizia residenziale pubblica), un bene confiscato alla mafia in via De Marco, dato al Comune dal Prefetto nel 2013. Fu assegnato a una cittadina leccese. E questo sarebbe avvenuto, secondo quanto scritto negli avvisi di conclusione indagini notificati, su indicazione e segnalazione dell’ufficio di Gabinetto del sindaco e poi disposta direttamente dall’allora primo cittadino Perrone. Il bene sarebbe stato così sottratto alla graduatoria ordinaria.

Inoltre sarebbe stato omesso di disporre il rilascio dell’immobile dopo la scadenza del termine indicato nella stessa delibera, in violazione dei criteri stabiliti dalla Legge Regionale e in assenza di qualsivoglia autorizzazione della Giunta Regionale. MONOSI, quale componente dell’ANCI, avrebbe tentato di far inserire nel Decreto Legge Enti locali in discussione in

parlamento, un emendamento che potesse sanare retroattivamente le assegnazioni discrezionali e palesemente illegittime già effettuate, tra cui quella in favore della donna.

Secondo le indagini, alla famiglia in questione sarebbe stato procurato, dunque, intenzionalmente, un ingiusto vantaggio patrimoniale. L’assegnazione sarebbe avvenuta “previa istruttoria curata da Pasquale GORGONI, quale responsabile del procedimento, su relazione dell’allora assessore al Patrimonio Attilio MONOSI e con parere favorevole di Paolo ROLLO, dirigente dell’Ufficio Patrimonio”.

Il secondo caso riguarda un altro immobile dello Iacp (Istituto autonomo case popolari, oggi Arca Sud) in via Pasteur, anche questo assegnato su delibera disposta direttamente dal sindaco.

Gli indagati avrebbero, anche in questo caso, procurato un ingiusto vantaggio a una cittadina, già occupante abusiva di un immobile in Piazzale Genova e destinataria di sgombero coattivo da parte dell’ente gestore. Le avrebbero assegnato, con delibera di giunta comunale adottata su specifica indicazione e segnalazione dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco, previa istruttoria curata da GORGONI su relazione dell’assessore MONOSI e con parere favorevole di ROLLO, l’alloggio in un immobile confiscato alla mafia e destinato all’emergenza abitativa, sottraendolo — era già inserito dal Comune nell’elenco alloggi ERP – alla graduatoria ordinaria, anche in questo caso omettendo di disporre il rilascio dell’immobile allo scadere di un anno dall’assegnazione temporanea e disponendo poi uno scambio di alloggio, stabilendo la donna in un’altra abitazione in via Pistoia.

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