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Casa per gli ammalati a costo zero: nessuna risposta

LECCE- Quello che Don Gianni Mattia chiede è una risposta. All’indifferenza no, non ci sta. Un anno e mezzo fa l’associazione che ha fondato e presiede, “Cuore e mani aperte verso chi soffre” ha più volte chiesto alla Regione Puglia, e prima ancora alla Asl di Lecce, di poter costruire  totalmente a proprie spese un’altra struttura di accoglienza per ospitare anche i parenti dei degenti del nuovo ospedale che si sta costruendo. Una prima struttura l’associazione è riuscita già a metterla in piedi ma ne servirebbe una seconda, anche in vista della nuova Unità operativa di trapianti: le famiglie dei trapiantati dovranno soggiornare anche per periodi più lunghi. Dopo un anno e mezzo dalla richiesta di Don Gianni, però, da Bari nessuna risposta. Grazie all’associazione, che si trova all’interno dell’ospedale Vito Fazzi ed opera senza scopo di lucro, in questi anni più di 2.500 persone, provenienti da tutta Italia, hanno trovato ospitalità e assistito i parenti ammalati che dovevano essere sottoposti a radioterapia, chemioterapia, interventi di cardiochirurgia, ortopedia, chirurgia toracica e terapie in ematologia. Ma da alcuni mesi la Casa non riesce più a far fronte alle numerose richieste di ospitalità provenienti da fuori provincia o regione. Da qui la richiesta di poter mettere in piedi una seconda Casa per ospitare tutti. Per la realizzazione di tutto questo l’Associazione chiedeva solo che all’interno del nuovo nosocomio fosse individuata una superficie idonea per la costruzione. Il 26 maggio del 2017 è stata inoltrata dalla ASL di Lecce al Presidente della Regione, Michele Emiliano, una richiesta per ottenere l’autorizzazione a concedere in comodato d’uso 300 metri quadri all’interno del plesso ospedaliero “V. Fazzi”, area prospiciente la (prima) Casa di Accoglienza già edificata. Da allora è passato un anno e mezzo nel più assoluto silenzio della Regione, nonostante la struttura venga considerata dalla stessa ASL di Lecce “un servizio fondamentale per l’utenza”. “Nessun attacco politico -precisa Don Gianni- vorremmo soltanto una risposta, fosse anche un diniego. Una proposta come questa, a costo zero, non merita l’indifferenza. In gioco c’è la possibilità di accogliere i familiari di chi è ricoverato al Dea, garantire loro vitto e alloggio all’interno del perimetro ospedaliero. Per i bimbi che devono sottoporsi a cure oncologiche, e con difese immunitarie basse, poter vivere a pochi passi dal nosocomio significherebbe tanto”. L’auspicio è che i buoni propositi non debbano soccombere alla burocrazia.

E.Fio

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