LECCE- Il Tribunale del Riesame dà l’ennesima sferzata ai protagonisti dell’inchiesta sulla presunta mala gestione delle case popolari a Lecce. In queste ore sono state infatti depositate le motivazioni per le quali i giudici hanno respinto, così come per gli ex assessori Monosi, Pasqualini e per l’ex consigliere Torricelli, la scarcerazione del dirigente Pasquale Gorgoni. La difesa, rappresentata dall’avvocato Amilcare Tana, aveva chiesto la scarcerazione, tra le altre cose, per l’insussistenza dei reati di corruzione contestati, in quanto Gorgoni era del tutto estraneo a qualunque utilità di natura elettorale, ma era stato coinvolto nelle attività illegittime in conseguenza delle pressioni e sollecitazioni che arrivavano dalla politica. Vi era inoltre, secondo la difesa, l’insussistenza della gravità indiziaria per il reato associativo, e quindi la mancanza delle esigenze cautelari.
L’istanza non è stata accolta e le motivazioni a firma del presidente Silvio Piccinno sono diverse: “Sono sussistenti e attuali le esigenze di custodia cautelare dal momento che è emersa- scrivono i giudici- una capacità non comune del Gorgoni di alterare la realtà fattuale, di predisporre documentazione falsa per dare un’apparenza di legittimità ad un sistema endemicamente illecito ed appiattito su interessi personali ed egoistici dei politici. Concreto ed attuale è il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede”. Inoltre si sottolinea “La personalità negativa dell’indagato, sottoposto in un altro procedimento- l’inchiesta sull’Antiracket- alla misura della custodia cautelare in carcere e poi dei domiciliari”.
Dalle indagini è emerso il “totale asservimento da parte del Gorgoni della funzione pubblica agli interessi privati, nonché una gestione privatistica del denaro pubblico. Né può essere trascurata la circostanza che l’aderire ad un’associazione con con un programma indeterminato di commissione di delitti contro il patrimonio, ma anche di corruzione e falsi, significa senza dubbio esprimere un forte intento criminale, operare una scelta di vita, manifestare una notevole intensità del dolo di delinquere”. Gorgoni è ritenuto quindi l’organizzatore dell’associazione in questione. Secondo i giudici le sue condotte illecite ” Si sono protratte per un lungo arco temporale e nonostante la cessazione dell’incarico presso l’Ufficio Casa, ha continuato a dare direttive e ad esercitare pressioni sui dipendenti per il raggiungimento degli scopi dell’associazione”.