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Provincia a secco, sport al palo: tempi lunghi per il palazzetto di via Merine

LECCE- Tranne le erbacce che continuano a crescere, tutto sembra immobile. Fermo. Sospeso. E quel che è peggio è che non c’è nessuna riapertura all’orizzonte per il palazzetto dello sport San Giuseppe da Copertino di via Merine, a Lecce.

La Provincia, proprietaria dell’immobile, non ha i soldi per renderlo di nuovo agibile. Ad oggi, ha solo risorse, recuperate da alcune economie di bilancio, per un intervento tampone che in ogni caso non risolverà i problemi strutturali e non consentirà di poter nuovamente fruire della palestra polifunzionale. Tempi lunghi, insomma. E per la città la rinuncia ad un polmone sportivo che è servito eccome, soprattutto per i giovanissimi, e che ha funto anche da fattore aggregante tra le associazioni.

Tutto fermo, si diceva. Ma il tempo non passa senza lasciare segni. L’abbandono inizia a notarsi anche dall’esterno: la cabina del gas resta aperta, alla mercè di tutti; segnaletica sbiadita; primi cedimenti. Il palazzetto è chiuso dal primo agosto 2016. A nulla sono valse le proteste delle associazioni, caduta nel vuoto anche la proposta dell’allora sindaco di Lecce Paolo Perrone di gestire assieme alla Provincia o anche in esclusiva la struttura. Si aspettava un bando di gara per un nuovo affidamento a privati, ma la situazione si è complicata e non di poco: nel maggio 2017, l’immobile è stato dichiarato inagibile a causa di fenomeni di degrado sempre più rilevanti in corrispondenza delle strutture portanti esposte agli agenti atmosferici.

Di più. “A seguito di una modellazione strutturale fatta eseguire nei primi mesi del 2017 dalla Provincia è emerso un limite costruttivo tale che, all’aggravarsi del degrado delle strutture portanti in legno lamellare, possono determinarsi fenomeni di cedimento non solo locale”, spiega l’ingegnere Stefano Zampino, dirigente Lavori Pubblici della Provincia.

La totale assenza di previsioni finanziarie non ha consentito di coprire i costi dell’intervento. Solo negli ultimi mesi sono state reperite le somme ma solo per i “lavori strettamente sufficienti a contrastare il rischio di crollo, intervento tampone non risolutivo, in attesa del reperimento di ulteriori fondi”. Il cantiere sarà aperto “compatibilmente con i tempi occorrenti per la messa in opera dei materiali” e serve a tutela e protezione della struttura. Quanto serve per il resto, però, ancora non è dato saperlo: solo nel corso dei lavori si potrà comprendere quanto si è esteso lo stato di degrado dallo scorso anno ad oggi.

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