LECCE- Sulla sua scrivania ha gli ultimi dossier a cui sta lavorando: i protocolli per la sicurezza integrata di Lecce e Casarano, da inviare al Viminale. “Come vede, sono lì. Sul modello di Gallipoli, ci consentiranno di collegare le attività dei Suap dei Comuni a quelle della Prefettura, per capire chi acquisisce gli esercizi commerciali, i locali, le attività, chi subentra nelle gestioni”. Vuole essere un argine efficace contro il riciclaggio di denaro sporco nell’economia sana. E’ l’impronta più forte che Claudio Palomba ha voluto imprimere. Ora è pronto a lasciare la Prefettura di Lecce per andare a guidare quella di Torino, la quarta più importante d’Italia.
Tre anni di lavoro intenso. Palomba non ha dubbi su quali siano le priorità per questo territorio. E non li ha neppure sui rischi: “Il Salento ha pietre preziose che vanno levigate e tutelate da ipotesi di infiltrazioni. Dal punto di vista sia turistico che industriale, questa è una terra che può tanto ma che deve difendersi. Ci sono anticorpi e forze necessarie per farlo”.
La priorità: “il lavoro, senza dubbio. Si crea puntando a obiettivi di crescita”, dice rispondendo alle nostre domande.
Dopo 25 anni, è con lui al timone che sono stati sciolti tre Comuni per infiltrazioni mafiose. E’ perché in questo periodo sono maturate indagini che hanno portato inevitabilmente a questo, sostiene Palomba, ma è chiaro che in tutti e tre i casi “emerge una rete tra alcuni imprenditori, alcuni esponenti politici e organizzazioni criminali”. “Alla politica dico: bisogna scegliere gli uomini giusti. Questo è suo compito esclusivo. La prevenzione di forze dell’ordine, magistratura e Prefettura funziona, ma non abbassiamo la guardia”. Eppure, per il prefetto, “qui non si può parlare di mafia, come la ‘Ndrangheta, per quanto ci siano parti di territorio in cui è abbastanza evidente il controllo di alcune organizzazioni”.
Parla anche di Tap, il prefetto. Con la ripresa dei lavori, Melendugno ritornerà sotto assedio? “Non sta a me rispondere su questo, ma spero non ci siano incidenti”. L’istituzione della zona rossa lo scorso anno resta il suo atto più discusso. Gli abbiamo chiesto se lo rifarebbe: “Era un’ordinanza a tutela non del cantiere ma della comunità. Si ricorderà che in quei giorni io ho fermato anche i camion di Tap e qualche giornale chiedeva se un prefetto potesse farlo. Tutto quello che è stato fatto era solo per rispondere a esigenze di sicurezza”.
Al posto di Palomba arriverà da Caltanissetta la prefetta Maria Teresa Cucinotta. “L’ho sentita ieri, non conosce il Salento e le ho detto che si è perso molto – ironizza lui – ma avrà modo di avere tanto e di dare tanto qui”. Un messaggio ce l’ha per i salentini. “Ai cittadini, ma anche agli imprenditori e alle associazioni dico: non litigate. Arrivate a soluzioni, ci sono troppe incompiute su questo territorio. I continui no non servono. I cittadini chiedano a chi li rappresenta nelle istituzioni di risolvere i problemi legati alle infrastrutture”.
Sarà un giorno ministro Palomba? “Oh no, non è quello che vorrei. Mi ritengo un fedele servitore dello Stato e vorrei rimanere tale”, risponde, sorridendo.