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Petrolio, ricerche sempre più sotto costa

SALENTO- Sempre più sotto costa e sempre più vicino lo spettro delle ricerche di petrolio nel mare salentino. Si riapre la partita nell’Adriatico meridionale, davanti al litorale brindisino, a cavallo con quello leccese. La Northen Petroleum, società londinese che da tempo punta all’oro nero nostrano, preme per ampliare le prospezioni geofisiche tanto temute dagli enti locali e chiede di modificare l’area su cui effettuarle, avvicinandosi ancora di più al limite di 12 miglia dalla costa.

Il 10 settembre scorso, il dirigente della Sezione Autorizzazioni ambientali della Regione Puglia, Antonietta Riccio, ha provato a sbarrarne la strada o, almeno, a renderla più complicata: ha previsto, infatti, che questa modifica sostanziale degli specchi d’acqua da esplorare debba essere nuovamente sottoposta a procedura di compatibilità ambientale. Questa, d’altronde, è l’indicazione giunta dal Comitato tecnico Via del 4 settembre.

Il permesso originario è già stato incassato dalla società inglese nel 2015 e prevedeva l’esecuzione di un rilievo geofisico, per capire se c’è petrolio sotto al fondale marino, su complessivi 860 kmq, divisi in due zone, come riporta questa cartografia: una zona 1 a nord ovest e una zona 2 più ampia a Sud Est, vicino a pozzi già esistenti.

Il relativo piano di monitoraggio è stato approvato esattamente un anno fa ed è stato eseguito tra gennaio e marzo 2018. Da quello è emerso un dato cruciale: Northern Petroleum non ritiene più di interesse minerario (evidentemente perché non ha riscontrato la presenza di abbastanza idrocarburi nel sottosuolo) l’area a nord, a cui rinuncia. Ha ritenuto, invece, di voler ampliare l’area di interesse a sud est, portandola da 468 a 670 kmq. Operazione impossibile, secondo la Regione, almeno fino a quando il nuovo pezzo non verrà incluso in un decreto del Ministero dell’Industria, contando, anche, che si sconfinerebbe in uno specchio acqueo in cui Agip, che dovrebbe dare preventivamente il suo ok, ha in coltivazione il famoso pozzo Aquila, di fronte a Brindisi. Una strada in salita, almeno dal punto di vista burocratico, per i petrolieri, che però, d’altro canto, hanno dimostrato di non voler demordere.

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