Cronaca

Due omicidi in 4 mesi. Cosa succede a Melissano? Il sindaco Conte chiede aiuto

MELISSANO- Il giovanissimo Francesco Fasano ora, il 37enne Manuele Cesari a marzo. Due omicidi, anzi, due esecuzioni in classico stile mafioso. In appena quattro mesi. Inchiodano necessariamente alla domanda più ovvia: cosa sta accadendo a Melissano? Non se lo chiedono ora più soltanto gli investigatori, per cui da tempo quel pezzo di territorio è un “sorvegliato speciale”. Iniziano a chiederselo anche i cittadini, sempre più spaventati, e chiede aiuto il sindaco Alessandro Conte, che in mattinata ha avuto un colloquio con il viceprefetto Guido Aprea. “Ho riportato le nostre preoccupazioni – ha detto Conte – e mi ha rassicurato che gli inquirenti sono sul pezzo e lo erano già dall’altro omicidio. Se convocato un tavolo ho chiesto di essere presente, perché sul territorio ci siamo noi e filtriamo le istanze. Il paese è sotto sopra per quanto successo”.

Quel che si teme, adesso, è che in paese si scatenino reazioni a catena, vendette incrociate. Il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, per il momento mantiene il silenzio. Ci si attende una reazione forte, un segnale importante. Era atteso, anzi, già da marzo, da quando Cesari è deceduto dopo cinque giorni di agonia in seguito alla sparatoria in via Berlinguer, davanti ad un fast food. Il proiettile gli lacerò il fegato e i reni. Non sono mai stati rintracciati i responsabili che arrivarono in zona con un’auto scura, esplodendo i colpi e ferendo a morte il giovane che era già noto alle forze dell’ordine.

Dopo il primo omicidio – dice il sindaco –  abbiamo riunito il Consiglio comunale e su questo c’è una linea comune con la minoranza, nel non chiuderci ma nel portare fuori le nostre istanze. Abbiamo presentato il progetto per partecipare al bando per la videosorveglianza. Quello che possiamo fare noi sindaci di piccoli comuni è poco, ma lo faremo tutto”.

Se tra i due omicidi ci sia un collegamento è ancora presto per dirlo. Di certo, però, le dinamiche e lo stile mafioso in entrambi i casi lo fanno supporre. Si scava in un unico ambiente: quello dello spaccio. I primi indizi fanno pensare, infatti, ai movimenti sotterranei in corso per accaparrarsi la piazza della droga. Cesari aveva precedenti, Fasano era incensurato, ma negli ultimi tempi era stato “attenzionato” dagli investigatori.

Non è zona qualunque Melissano. È stata da sempre area sotto l’influenza del clan Montedoro-Potenza, disarticolato dopo l‘operazione Diarchia del 30 maggio 2017, un anno e mezzo dopo un altro delitto rimasto senza responsabili, quello di Augustino Potenza, a Casarano, e dopo il tentato omicidio di Luigi Spennato. Secondo gli inquirenti, per quest’ultimo fatto di sangue, Montedoro è stato il mandante. Era un ex amico e socio di Augustino Potenza, ucciso il 26 ottobre del 2016. Gli arresti furono eseguiti con un decreto di fermo urgente per salvare la vita a Ivan Caraccio, condannato a morte dal clan mafioso guidato da Tommaso Montedoro che allora dai domiciliari, a La Spezia, teneva, secondo gli inquirenti, le fila del sodalizio.

Dopo quell’operazione, il vuoto lasciato sul territorio ha fatto scatenare gli appetiti a qualcun altro. La Dia nella sua ultima relazione ha chiaramente detto che il gruppo che è riuscito a estendere la sua sfera d’influenza sulla “quasi totalità del Leccese, compreso il territorio di Gallipoli”, è il clan dei Tornese di Monteroni. Un quadro in evoluzione, ovviamente. A cui l’omicidio del 22 enne aggiunge un elemento chiave.

t.c.

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