Cronaca

Omicidio Ivan Regoli: le motivazioni dell’appello

MATINO-Ucciso nel settembre del 2011 dopo un litigio e gettato in un pozzo in contrada s. Anastasia a Matino, dove i suoi resti furono ritrovati a distanza di due anni, nell’agosto del 2014. Per l’omicidio di Ivan Regoli di Matino, Cosimo Mele 38 anni, reo confesso, sta scontando una condanna a 15 anni di carcere. Una pena inflitta in primo grado con un processo in abbreviato e confermata successivamente dalla Corte d’Appello di Lecce alla quale avevano fatto ricorso sia l‘avvocato Francesca Conte, legale della mamma della vittima, che aveva chiesto l’aggravante dei futili motivi,  sia l’imputato, difeso dall’avv. Gabriella Mastrolia, che aveva chiesto una riduzione della pena per la concessione dell’attenuante della provocazione. Richieste respinte entrambe dai giudici dell’appello e motivi del ricorso ritenuti infondati.

Le motivazioni di questa decisione, a firma del presidente vincenzo scardia, sono state depositate negli scorsi giorni. Ricostruiscono l’antefatto del terribile omicidio avvenuto in un contesto sociale difficile e di forti difficoltà economiche. Ivan Regoli era stato ripetutamente colpito con un tubo e con una livella per motivi ritenuti non futili, legati al sospetto che potesse essere l’autore di alcuni furti e incendi avvenuti presso la sua campagna. Secondo l’avvocato Mastrolia il gup avrebbe dovuto tener conto della cosiddetta provocazione “per accumulo”: una serie di condotte vessatorie subite dall’assassino nel tempo da parte di Regoli, che hanno portato ad accumulare un dolore alla base del gesto. Regoli inoltre avrebbe avanzato continue richieste di denaro. Un atteggiamento aggressivo che la stessa madre della vittima aveva raccontato in sede di interrogatorio: il figlio, anche in casa, chiedeva soldi e questo portava a litigi violenti. Secondo i giudici però tutto ciò non può essere considerato una provocazione. L’omicidio inoltre non sarebbe stato premeditato da Mele, ma il frutto della degenerazione di uno scontro. Valutazione contestata dal legale della signora Rizzo, mamma della vittima, che aveva chiesto l’aggravante dei futili motivi, esclusi in primo grado. Per il luogo scelto innanzi tutto: lo scantinato di una casa in campagna, troppo lontano da occhi indiscreti per essere il luogo di un semplice chiarimento, sia per la violenza con la quale mele infierì sul ragazzo. A questo si aggiunge il tentativo di tenere nascosto il cadavere per sempre, tanto da opporsi alla vendita del terreno dove si trovava il pozzo. Il giudice ha ritenuto infondati entrambi gli appelli ed ha confermato i 15 anni di carcere ed una provvisionale di 25 mila euro per la madre di Ivan, anche questa ritenuta decisamente esigua dalla parte civile.

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