AttualitàPolitica

Il futuro di Sogliano nelle mani di Salvini: decisione su scioglimento attesa tra 2 settimane

SOGLIANO CAVOUR- Quindici giorni, forse non di più: tanto potrebbe servire per sapere quali saranno le sorti di Sogliano Cavour, cioè se sarà il terzo Consiglio comunale ad essere sciolto per infiltrazioni mafiose nel giro di pochi mesi nel Leccese, dopo Parabita e Surbo. Fonti del Viminale confermano che la decisione è attesa nell’arco delle prossime due settimane e sarà il ministro Matteo Salvini a scegliere se portare il caso dinanzi al Consiglio dei Ministri, proponendo lo scioglimento, oppure se optare per una soluzione meno drastica. Lo farà anche sulla base della richiesta giunta dalla Prefettura di Lecce nei giorni scorsi e sul cui contenuto vige il massimo riserbo. A guardare i precedenti, è difficile, però, che il prefetto Claudio Palomba si sia discostato dalle conclusioni a cui ad aprile è giunta la commissione di accesso agli atti insediatasi ad ottobre, conclusioni molto chiare: serve l’azzeramento del Consiglio comunale. Stando alle indiscrezioni trapelate, scandagliando gli atti pubblici sarebbero stati trovati riscontri a quanto emerso dall’operazione “Contatto” portata avanti dai carabinieri di Maglie sotto il coordinamento dei pm Guglielmo Cataldi e Roberta Licci. Quell’inchiesta, avviata già nel 2013, ha svelato i presunti condizionamenti dell’ex vicesindaco Luciano Magnolo, arrestato il 5 settembre perché – unico della giunta del sindaco Paolo Solito – accusato di corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa.

Gli investigatori hanno definito la sua come una figura chiave per la criminalità locale: sfruttando il suo ruolo, avrebbe pilotato le assegnazioni di sovvenzioni di tipo sociale verso alcuni soggetti che gravitano attorno al clan Coluccia di Noha, per il sostentamento dei capi detenuti. Poi, Magnolo avrebbe promesso posti di lavoro ai sodali dell’organizzazione, per consentire loro di ottenere benefici, come il passaggio dal carcere ai domiciliari o l’assegnazione di permessi di lavoro per chi era agli arresti. Lo avrebbe fatto impegnandosi in prima persona, ad esempio per far assumere presso una cooperativa la madre del referente di spicco Vincenzo Antonio Cianci.

Un “intoccabile” lo avevano definito, in una intercettazione, Cianci e Giuseppe Antonaci, perché Magnolo avrebbe finanziato “Michele (probabilmente Coluccia)”, versando diecimila euro al mese. Nella bufera, interdetti dai pubblici uffici, sono finiti anche un vigile urbano e un appuntato dei carabinieri. Se quel clan agguerrito e antico, cresciuto nel silenzio del territorio , abbia davvero condizionato l’azione amministrativa lo stabilirà solo il processo penale. Nel frattempo, però, si fa sempre più strada l’ipotesi dell’applicazione della misura di prevenzione più dura, lo scioglimento del Consiglio e il commissariamento dell’ente.

Articoli correlati

L’Università del Salento premia esempi virtuosi di cultura digitale

Redazione

Sede farmacia Surbo, il Consiglio di Stato respinge ricorso Ordine Farmacisti

Redazione

Consorzio Asi, organi ancora sciolti: Regione conferma commissario

Redazione

Guadagnare meno ma con la certezza del contratto: nasce l’esperimento Taranto

Redazione

Dopo quella di Materdomini, a Brindisi sta per nascere una nuova spiaggia pubblica

Redazione

Lecce 2017: il Pd presenta la sua squadra

Redazione