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Il Lido Buena Ventura dovrà essere smantellato, il Tar non lo salva

VERNOLE- Uno degli stabilimenti più noti della provincia di Lecce è destinato allo smantellamento. Mentre sul versante ionico sono ore di attesa per il Samsara, su quello adriatico si spengono le speranze per altri imprenditori.

Il Tar non salva, infatti, il lido Buena Ventura, in località Fontanelle, a Vernole. È stata rigettata la richiesta di sospensiva dell’ordinanza con cui l’Ufficio Urbanistica del Comune aveva ordinato ai gestori di provvedere a propria cura e spese alla demolizione del fabbricato, entro 90 giorni. L’atto è datato 17 aprile ed è conseguenza dei sopralluoghi della Guardia Costiera che, il 2 marzo, ha proceduto al sequestro della piattaforma sul demanio. Il Comune, costituito in giudizio con l’avvocato Luca Vergine, ha avuto ragione.

Il presidente del Tar Antonio Pasca, nella ordinanza pubblicata giovedì, lascia poco spazio a dubbi: “non ricorrono – scrive – i presupposti per concedere l’invocata misura cautelare, anche in ragione della entità e gravità delle violazioni consumate in un sito su cui insistono vincoli paesaggistici e ambientali”. Non è stato fissato il merito, cosa che potrebbe slittare di mesi, se non di anni. Salva sempre, ovviamente, impugnativa al Consiglio di Stato.

Non sempre ad un sequestro è seguito un provvedimento comunale di demolizione, che in ogni caso potrà essere eseguita solo dietro autorizzazione della Procura, visto che i sigilli restano tuttora in piedi. Il sequestro era scaturito da alcuni accertamenti condotti nel 2017. Stando alle indagini, nelle fasi di realizzazione della struttura il titolare avrebbe violato una serie di norme demaniali, urbanistiche e paesaggistico ambientali. In particolare era stato accertato che era stata variata sia la posizione che la consistenza delle superfici coperte. Sarebbero stati effettuati, senza le previste autorizzazioni urbanistiche, degli ampliamenti al locale bar e sarebbero state occupate, ma senza autorizzazione, ulteriori superfici demaniali marittime rispetto a quelle concesse per altri 120 metri quadrati mediante la posa in opera di alcune pedane in legno esterne alla struttura. Infine, secondo le indagini, non era stata rispettata la prescrizione paesaggistica che prevedeva, durante le fasi realizzative della struttura che venisse tutelato il piede dunale. Lo stabilimento era stato oggetto di lavori di ricostruzione a seguito di un incendio risalente allo scorso anno e durante il recupero era stato di fatto realizzato un accorpamento delle strutture e la riconfigurazione dei manufatti esistenti con la creazione di una struttura radicalmente diversa per dimensioni, forme e materiali utilizzati rispetto alle planimetrie allegate alla concessione demaniale marittima ed all’autorizzazione paesaggistica. L’area che resta sotto sequestro è di 300 metri quadrati.

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