TARANTO – Sul destino dell’ilva di Taranto una lunga notte romana ha visto seduti intorno ad uno stesso tavolo sindacati e vertici ArcelorMittal. All’una di notte fumata nera, nera come questa giornata di lutto cittadino proclamata dal sindaco Rinaldo Melucci nel giorno dei funerali dell’ultimo operaio morto nello stabilimento. Mentre Taranto si ferma per piangere quell’ennesima morte bianca, quella del 28enne Raffaele Fuggiano, i sindacati convocano assemblee in fabbrica per riferire dell’incontro che si è concluso con un nulla di fatto.
”Le proposte di Mittal’‘ su occupazione e retribuzione ‘‘sono ancora insufficienti per poterle considerare presupposto di un accordo” ha detto il segretario della Uilm Rocco Palombella.
A rilanciare è direttamente il Ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda che ha annunciato: “il Governo tramite l’amministrazione straordinaria è disponibile a mettere sul piatto ulteriori risorse per chiudere nelle prossime ore”. Secondo Calenda “Negoziare si può e si deve“, ma occorre fare “presto”, perché l’azienda “finirà la cassa nel mese di luglio e ricominciare tutto da capo o per seguire chi propone soluzioni tecnologiche irrealizzabili rischia questa volta di provocare una chiusura tutt’altro che progressiva“.
Stando ad alcune indiscrezioni la proposta avanzata ai sindacati da Arcelor consisterebbe in diecimila assunti in Am Investco, la nuova società dell’Ilva guidata da Arcelor Mittal, circa 2mila persone in uscita con gli esodi incentivati, agevolati e volontari e un altro migliaio in carico all’amministrazione straordinaria di Ilva per occuparsi delle bonifiche. Il punto critico rimarrebbe ancora il fine piano: a fronte di 10 mila assunzione, quando Ilva tornerà a regime, 1500 addetti sarebbero tagliati fuori. I sindacati dei metalmeccanici attendono altre proposte. L’apertura dal fronte sindacale c’è ma si è ancora lontani da una vera e definitiva stretta di mano.