LECCE – Quando manca ci si deprime, quando è troppo ci si ammala: il lavoro anche nel Salento miete sempre più “vittime”. La mannaia? Lo stress. I casi in aumento sono riconducibili a due cause principali: da una parte il precariato che si fa strada a passo spedito, dall’altra il continuo cambio di mansioni, sedi lavorative, colleghi e responsabilità. Dunque salentini sempre più sottopagati e costretti al “vagabondaggio occupazionale”.
A spiegarcelo è Marina Martina, psicologa clinica: “se è vero, da un lato, che il lavoro rappresenta statisticamente la principale fonte di soddisfazione personale, dall’altro è anche vero che negli ultimi anni lo stesso è diventato anche una delle cause primarie di frustrazione e depressione. Il perchè è presto detto: allo sforzo non corrispondono adeguate soddisfazioni, nè a livello economico, nè a livello interpersonale”.
I sintomi dello stress lavoro-correlato? A meno che non si abbia la piena consapevolezza di aver superato il liveollo massimo di sopportazione, non sempre sono facili da riconoscere. “Tra i principali -prosegue la Dottoressa Martina- vi sono il calo dell’attenzione e i deficit della memoria, i disturbi del sonno, i disturbi dell’alimentazione e poi l’apatia “.
Prevenire? Si può. Più che un’auto-terapia individuale, però, quello che servirebbe è una vera e propria rivoluzione del sistema. “Amare il proprio lavoro e imparare a gestirlo, infatti, non basta -conclude la psicologa- bisognerebbe sentirsi ricambiati. Rivalutare la figura dello psicologo aziendale, quella sconosciuta, potrebbe essere un primo passo”.
E.Fio