Cronaca

Rapine all’Aci di Lecce, quattro arresti. La basista era la donna delle pulizie

LECCE-Sono stati individuati ed arrestati, su disposizione del GIP del Tribunale di Lecce e su richiesta del P.M. titolare delle indagini, Dr.ssa Stefania Mininni, gli autori dei due rapine a mano armata perpetrate in danno degli uffici dell’ ACI di Lecce, il 1° ed il 14 marzo scorsi.Gli agenti della sezione antirapina della Squadra Mobile, a seguito dell’intensificarsi del fenomeno, hanno svolto laboriose e complesse indagini dando esecuzione, alle prime ore dell’alba di questa mattina, a quattro ordinanze di custodia cautelare di cui tre in carcere ed una ai domiciliari: MANISCO Pierluigi, nato a Lecce il 12/09/1969; CORPUS Roberto, nato a Lecce il 27/09/1965;GRASSO Giuseppe, nato a Lecce il 03/09/1969; D’ANNA Lucia, nata a Palermo il 14/02/1971 (ai domiciliari) al momento, ritenuti responsabili di: tentata rapina a mano armata commessa in danno della sede ACI di Via Orsini de’ Balzo angolo via Candido, in data 1 marzo 2018; rapina a mano armata perpetrata in danno della sede ACI di Via Orsini de’ Balzo angolo via Candido, in data 14 marzo 2018.

L’accusa per gli arrestati è di rapina aggravata e porto abusivo di arma in concorso tra loro. Le indagini della polizia hanno permesso di accertare che la basista del gruppo fosse proprio la donna.

Nel corso delle investigazioni, era emerso che la D’ANNA, impiegata per conto di una ditta di pulizie, svolgesse la sua attività all’interno degli uffici dell’ACI, circostanza grazie alla quale aveva fornito al marito, MANISCO Pierluigi ed ai suoi complici, particolari importanti circa le modalità di accesso agli uffici ed all’allocazione del denaro contante; nel corso del primo assalto, le circostanze di tempo, non avevano consentito ai rapinatori di appropriarsi del denaro, cosa che invece avveniva nel corso del secondo assalto, quando, avendo acquisito informazioni più dettagliate, i rapinatori, questa volta entrati all’interno degli uffici in due, facevano razzia di denaro contante ed assegni per un valore di oltre 6.000 euro, per poi darsi alla fuga, non prima di aver esploso un colpo d’arma da fuoco a scopo intimidatorio, a bordo di un’autovettura, Fiat panda, che dalle attività di riscontro è risultata essere in uso proprio al MANISCO, auto poi sequestrata in fase di esecuzione degli arresti.

La stessa auto aveva da subito destato interesse degli investigatori a causa delle particolarità della stessa: la mancanza del fascione laterale, aveva da subito indirizzato gli approfondimenti investigativi che si erano concentrati sulla ricerca di autovetture simili.

Inoltre, la contestuale visione di alcune telecamere di videosorveglianza aveva consentito di evidenziare i parziali caratteri alfanumerici della targa e giungere all’identificazione dell’intestatario del veicolo.

Il confronto effettuato tra le immagini suddette e quelle ricavate dal sopralluogo effettuato dai poliziotti nei pressi dell’abitazione del MANISCO, non avevano lasciato dubbi circa la completa rispondenza sia del colore che del modello dell’autovettura utilizzata per la rapina.

Particolari importanti sono emersi anche dall’ascolto degli impiegati presenti al momento dei due assalti quando gli stessi avevano dichiarato che i rapinatori, in chiaro accento locale, nel corso dell’assalto del 14 marzo, avevano fatto chiaro riferimento alla rapina fallita del 1° marzo, a causa della mancanza della chiave della cassaforte e che, invece, il 14 marzo erano riusciti a recuperare.

Proseguono le indagini finalizzate ad accertare l’eventuale coinvolgimento dei fermati in altri colpi simili.

Nel corso dell’attività di arresto del MANISCO e durante l’attività di perquisizione domiciliare sono stati rinvenuti e quindi sequestrati circa 50 grammi di eroina, già suddivisa in dosi, nascosti in un armadietto presente sia nella camera da letto che nella cucina.

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