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“Illegittima iscrizione alla Gestione Separata”, avvocati dichiarano guerra all’Inps, al via una petizione

LECCE – Dichiarano guerra all’Inps, come in tutta Italia anche in Puglia e a Lecce, tanto da avviare in queste ore una petizione. Cresce il malcontento delle toghe. Al centro della contesa le cartelle esattoriali inviate in tutta Italia, e che vanno da 2/3 mila euro fino a 30.000. Un vero e proprio flagello al quale sono seguite e seguono numerosissime operazioni giudiziali che vedono l’Insp soccombere nella maggior parte dei casi, ma questo non basta. Il malcontento per l’iscrizione d’ufficio effettuata dall’Istituto Nazionale di Previdenza di tanti professionisti dotati di un proprio Albo e di una propria Cassa, tra i quali ci sono anche Avvocati, giovani e non , con redditi medio- bassi, aumenta in maniera esponenziale.

“In realtà – ci spiega l’avvocato Stefania Facchini – gli avvocati sono dotati di un proprio Albo Professionale e di una propria Cassa Previdenziale, a cui sono tenuti a versare i contributi, pur essendo stati in passato, prima della recente riforma della professione forense (che risale al 2012) esonerati dal versamento del contributo soggettivo qualora non avessero superato un certo tetto reddituale. L’Inps, erroneamente, non ritiene ciò condivisibile, e sostiene che l’unico contributo che esonerebbe dall’iscrizione d’ufficio alla “gestione Separata” sarebbe solo ed eslusivamente quello “soggettivo”, quando invece la legge parla semplicemente di “contributi” senza operare alcuna scissione tra le varie tipologie, così come si evince dalla norma di interpretazione autentica, sopraggiunta per dirimere i dubbi insorti”.

A seguito dei vari ricorsi persentati dai professionisti contro l’Inps dinanzi ai vari tribunali Italiani, la maggioranza dei giudici del lavoro ha stabilito che l’obbligo di iscrizione alla gestione separata non sussita per quanti siano iscritti ad un proprio Albo professionale ed ad una propria cassa di previdenza alla quale sia versato anche il solo contributo integrativo in ragione dell’attività svolta.

“Nonostante le pronunce, l’Inps persiste nel pretendere il pagamento contributivo a soggetti ai quali non si possa garantire copertura previdenziale. E quand’anche si volesse aderire a queste “illegittime” pretese, i contributi richiesti riguarderebbero meno di 5 anni e quindi impedirebbero la ricongiunzione all’Ente. Una vera e propria tassazione travestita da contribuzione”.

Insomma, un versamento a fondo perduto.

Le cartelle di pagamento, in alcuni casi con richieste esorbitanti, “piovute” agli studi legali dopo le operazioni “Poseidone Uno e Due” scatenano la rabbia delle toghe, che intendono lottare per dare voce alle loro motivazioni.

“Anche percè le diverse interrogazioni parlamentari non hanno sortito ad oggi alcun esito”.

La richiesta, ancora una volta, è quella di dar voce “alle ragioni per tutti quanti lavorino con dedizione e passione”.

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